Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Il ruolo di Lagarde/ La politica dei tassi, prova regina per la Bce

di Angelo De Mattia
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Giovedì 29 Dicembre 2022, 00:05

I prossimi due mesi saranno importanti per verificare l’andamento dell’economia, l’eventualità di adottare nuove misure per fronteggiare i rincari delle bollette, nonché l’attuazione di alcune riforme, in primis quella fiscale. In questo quadro, sarà comunque fondamentale il ruolo che assumerà la politica monetaria della Bce. A questo proposito si vedrà se la posizione dei “falchi” nel Consiglio direttivo accentuerà la pressione per una linea ulteriormente restrittiva, dopo che nella seduta del 15 dicembre sono stati previsti, per il nuovo anno, ulteriori aumenti dei tassi di 50 punti base insieme con il reinvestimento dei titoli acquistati solo fino a febbraio, mentre a decorrere da marzo saranno effettuati disinvestimenti in media per 15 miliardi al mese sino a fine giugno. Al termine del 2024 si concluderà, invece, il reinvestimento del capitale rimborsato relativo a quei titoli che fanno parte del programma anti-pandemico. 

Con le scadenze diverse, la Bce riduce dunque il perimetro del proprio bilancio e accentua il rigore - che però rischia di sfociare in rigorismo - della manovra monetaria. Certo, la Banca centrale europea deve adempiere al mandato che le impone il mantenimento della stabilità dei prezzi e quindi il riposizionamento dell’inflazione verso il target del 2% in un’ottica di medio termine, considerando che nel 2023 nell’Eurozona dovrebbe attestarsi attorno al 6%. E’ una condizione complessivamente simile a quella in cui si trovano altre importanti banche centrali, ma in presenza di cause inflative differenti e combattute con politiche economiche e di finanza pubblica diverse. Ma di fronte al mix impressionante dato dall’aumento dei prezzi, dai gravi effetti della guerra, dalla crisi energetica e dagli impatti post-pandemia, non si può immaginare una banca centrale “indulgente”, anche se l’inflazione, come si è detto più volte, è la tassa più iniqua perché colpisce anzitutto i meno abbienti, erode i risparmi a dispetto della tutela costituzionale, danneggia l’impresa e umilia il lavoro.

Ma neppure si può pensare che un stretta monetaria progressiva ci metta al sicuro, mentre si profila il rischio di una recessione con il pericolo di una stagflazione: sarebbe folle accrescere enormemente la dose del farmaco, senza curarsi dei gravi effetti collaterali - come ai tempi accadeva con i salassi le cui dosi, ritenute erroneamente inefficaci, venivano fortemente accentuate; sicché il paziente, sfinito per la perdita di sangue, alla fine moriva: ma non a causa della malattia. 

Sarebbe invece più ragionevole un dosato equilibrio che tenga conto degli impatti della leva monetaria anche sulla crescita e sul finanziamento dei debiti pubblici. Sarebbe poi doveroso un coordinamento tra la politica monetaria da un lato, e la politica economica e di finanza pubblica dall’altro, a livello centrale e dei singoli Paesi. Un raccordo che non significa il venir meno delle rispettive autonomie: la politica monetaria non è, e non deve essere, il deus ex machina al quale tutti si devono adeguare. A un coordinamento del genere - che abbiamo ricordato spesso per il successo riscosso in Italia all’epoca del governo Ciampi con la politica dei redditi - dovrebbe partecipare anche la funzione di Vigilanza bancaria e finanziaria. 

Corre l’obbligo di ricordare che quella del banchiere centrale è un’arte, non un automatismo. Le divisioni all’interno del Direttivo della Bce, la propalazione a tutti i livelli delle differenti posizioni che richiama il frastuono di un partito politico e non il “fuge rumores” del banchiere centrale, chiamano in causa anche il ruolo di aggregazione del consenso e di promozione della sintesi (nonché della coesione), ora assolutamente insoddisfacente, della presidente Christine Lagarde. Un segnale importante potrebbe e dovrebbe venire dalle istituzioni dell’Unione con il lancio di forme circoscritte di mutualizzazione dei debiti e dei rischi. Insomma, se per tutti sarà una prova, per la Bce, dato il suo ruolo, la prova è “regina”.

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