Angelo De Mattia
​Angelo De Mattia

Patto europeo / La ratifica del Mes e gli impegni che sono necessari ​

di ​Angelo De Mattia
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Domenica 30 Aprile 2023, 23:59

Lavoro e risparmio sono le due grandi ricchezze dell’Italia. Del primo si scrive ampiamente oggi per la festa del 1° Maggio. Quanto al risparmio, che sempre più va destinato allo sviluppo e al lavoro, si pone oggi il tema del collegamento con il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Non è una forzatura sostenere l’aggancio tra Mes, ratifica delle modifiche del Trattato regolatore e avanzamento dell’Unione Bancaria. È invece un collegamento naturale se solo si ha presente che la principale delle modifiche riguarda l’assunzione, da parte del Mes, della funzione di paracadute del Fondo di risoluzione delle banche in crisi, uno dei pilastri dell’Unione Bancaria. Una funzione cioè che può integrare, con un complessiva dotazione di quasi 500 miliardi, le risorse del Fondo (attualmente di 50 miliardi) qualora risultassero insufficienti a intervenire in situazioni di crisi bancarie che, come sappiamo, possono non fermarsi agli istituti di credito se non adeguatamente fronteggiate, e riflettersi sull’economia in generale. Ecco, allora, che la ratifica del Trattato da parte dell’Italia, come ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti, non può non chiamare in ballo l’Unione Bancaria che finora è stata compiutamente realizzata solo per il primo pilastro, quello dell’accentramento della Vigilanza sugli istituti presso la Bce; mentre è in parte incompiuta per la risoluzione nei casi di gravi difficoltà ed è osteggiata dalla Germania e dai suoi satelliti per la garanzia europea dei depositi, il terzo pilastro dell’unificazione. Naturalmente, tutto dipende da come si affrontano questi problemi. Nel caso dell’incompiutezza, oltre alla maggiore dotazione di risorse, è necessario rivedere la specifica normativa - attualmente in corso di rielaborazione presso la Commissione Ue - per rafforzare l’immediatezza degli interventi e il tempestivo esercizio della funzione di Vigilanza: l’obiettivo è la tutela dei depositi. Ma è stata prevista circa nove anni fa una struttura assicurativa comunitaria per la copertura dei rischi dei depositanti, di là del Fondo di risoluzione che riguarda innanzitutto la copertura delle perdite di una banca. Tuttavia, ancora oggi la Germania e i suoi satelliti si oppongono all’assunzione di tale impegno sostenendo che, per mettere in comune i rischi, occorre che questi siano drasticamente ridotti e per fare ciò bisogna considerare l’investimento in titoli pubblici posseduti dalle banche - oggi classificato come “privo di rischio” - nel novero di quelli che hanno un coefficiente di rischio, determinandone quindi la svalutazione con conseguenze pesanti sui bilanci. Una soluzione del genere sarebbe la classica toppa peggiore del buco, in particolare per l’Italia ma anche per tutti i Paesi con un debito relativamente alto. Quando durante il governo Draghi fu posta questa condizione - che viola il fondamentale brocardo “pacta sunt servanda” - l’allora premier rispose che era preferibile nessun accordo rispetto a una pessima intesa. Risultato: non se ne fece nulla. Oggi è imprescindibile superare l’impasse e rendere possibile l’istituzione, senza condizioni, della garanzia assicurativa in questione. Diversamente, il progetto di Unione Bancaria resta una denominazione in parte vuota. Anzi, per il fatto che esso trascura il principio di sussidiarietà, rimanendo in mezzo al guado di fatto introduce ulteriori complicazioni mentre si sovrappongono nuove norme comunitarie. Il varo definitivo del Mes è perciò l’occasione per sbloccare la situazione. Contestualmente si può prevedere un impegno preciso, con passaggi concreti, per completare l’Unione Bancaria senza condizioni-capestro facendo evolvere il Mes, come suggerisce anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, verso una funzione di stabilizzazione a tutela degli Stati. Insomma, una ratifica corale con impegni collaterali certi da parte dei partner dell’Unione, a tutela del risparmio e della stabilità finanziaria degli Stati con promozione degli investimenti. È la via più efficace per darsi carico contestualmente, in campo europeo e nazionale, del risparmio, dello sviluppo e del lavoro.
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