Ferdinando Adornato
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Bomba africana/ L'Italia, i migranti e la via che l'Europa dovrebbe seguire

di Ferdinando Adornato
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Venerdì 18 Novembre 2022, 00:06

Ora che la tormentata battaglia sui migranti ha superato la fase più accesa, si può osservare, a mente fredda, come essa abbia rivelato un curioso rovesciamento delle parti. I presunti “sovranisti” di governo hanno assunto, in realtà, un ruolo “europeista” reclamando che, d’ora in poi, debba essere l’insieme dell’Unione Europea a farsi carico dell’epocale fenomeno dell’immigrazione. 

Anche la pungente polemica sulle Ong, come ha ammesso il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è stato un modo «per costringere la Ue ad affrontare il problema».

Viceversa, i conclamati “europeisti” d’opposizione, puntando tutto sull’obbligo morale dell’accoglienza, e sostenendo le posizioni del governo francese, si sono ritrovati a giocare nel ruolo di “sovranisti”, implicitamente asserendo che l’Italia possa farsi carico “da sola” delle ripetute e massicce ondate di sbarchi. Nel caso del governo l’unico rimprovero possibile è quello di avere a volte usato, nella comunicazione, toni che poco si adattano ad una postura diplomatica. In quello dell’opposizione, invece, la contestazione può essere più di fondo: non avere resistito alla tentazione di attaccare comunque il governo senza tener conto di quale fosse l’interesse nazionale. E anche quello europeo: perché in questo, come in altri casi, essi si rivelano coincidenti.
Come si può notare, un rovesciamento delle parti davvero curioso che la dice lunga su come la politica italiana debba superare, insieme, ogni stantio pregiudizio e ogni falsa retorica.

Ma perché diciamo che l’interesse italiano e quello europeo coincidono? E’ di tutta evidenza come prima la pandemia e poi la guerra abbiano dimostrato che solo un’azione coordinata dell’Unione Europea sia capace di restituire all’Europa una credibilità mondiale e, nello stesso tempo, attutire le difficoltà dei singoli Paesi. Una strategia che ha fatto intravedere un futuro di unità, stabilità e sicurezza. 

Ebbene tale orizzonte non si è finora evidenziato su due grandi (e drammatiche) questioni: quella dell’energia e quella dell’immigrazione. Sull’energia si discute da mesi per uscire dal ricatto del gas russo cercando di isolare il “sovranismo tedesco” e di alcuni Paesi del Nord. Dell’immigrazione, dopo anni di discussioni senza risultati concreti, si torna a parlare adesso grazie alla recente crisi italo-francese. 

Come ha correttamente sottolineato il presidente del Ppe, Manfred Weber, «questa crisi deve essere un campanello d’allarme per finalizzare l’accordo sul patto per la migrazione e l’asilo: bisogna trovare una soluzione comune».

Com’è noto, l’accordo di Dublino del 1990 è da tempo ritenuto inefficace e ingiusto, delegando ogni onere ai Paesi di prima accoglienza. Lo si è voluto superare con il recente accordo sulla cosiddetta «redistribuzione volontaria».

Anche tale intesa, però, ha mostrato tutta la sua fragilità: Francia e Germania avevano promesso di “farsi carico” di ottomila persone ma, al contrario, ne hanno accolti soltanto 117, di cui Parigi appena 38. La stessa Parigi, si badi, che ha già fatto rimpatriare quei migranti che aveva accolto a Tolone con tanto di vivace baruffa con Roma. 

Si tratta di cifre ben note e ripetutamente evocate negli ultimi giorni. Ma il problema non è di natura “contabile”. Lo ha chiarito, in modo esemplare, il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, ricordando agli Stati europei che, di fronte alle gravose sfide della contemporaneità, nessun Paese debba e possa sentirsi “grande”. Siamo tutti “piccoli”. E solo mettendo insieme le nostre forze possiamo sperare di dare un’impronta positiva al XXI secolo. 

Gli abitanti del pianeta sono ormai otto miliardi. E, fra vent’anni, l’Africa raggiungerà i due miliardi e mezzo, la gran parte dei quali in condizioni di indigenza. E’ dunque da tempo evidente che il fenomeno dell’immigrazione si avvia a diventare una vera e propria “bomba” sociale. Davvero l’Europa pensa di poterla affrontare con qualche scaramuccia tra questo o quel Paese? Se da una parte è irrealistico immaginare di bloccare tale gigantesco fenomeno, con arcigna indifferenza alla Le Pen, dall’altra è miope pensare di rimandare all’infinito la definizione di regole e di strategie comuni, ivi compreso il codice di comportamento per le Ong richiamato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Solo ciò permetterà all’Europa di diventare protagonista di una chiara politica di accoglienza e di selezione. Parlando con una voce sola, e forte, ai milioni di disperati che vogliono raggiungerci (tra i quali almeno la metà non ha alcun diritto d’asilo). 

L’Italia, assieme a Grecia, Malta e Cipro, sta dunque ponendo all’insieme della Ue un problema decisivo per il futuro del continente. Siamo appena agli inizi di un’annunciata tragedia demografica per contenere la quale, si sa, si dovrà anche avviare una strategia economica e sociale di riscatto degli Stati nordafricani: obiettivo che richiederà decenni di gravoso impegno. 

Non è il caso allora di cominciarlo senza ulteriori ritardi? Perciò vero europeista è solo chi indica all’Unione lo sbarco su questa luna. Non chi si ferma a guardare il dito di spicciole e provinciali polemiche ad uso interno.

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