Paolo Balduzzi
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Rincari d’autunno/ Le risposte che gli italiani si aspettano sulle bollette

di Paolo Balduzzi
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Venerdì 23 Settembre 2022, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 01:08

La bolletta energetica di settembre, per molte famiglie, è sempre stata la più leggera: consumi bassi, vacanze fuori casa, un clima comunque vacanziero che non è mai stato davvero rovinato da quella busta che, al ritorno dalle ferie, fa capolino dalla cassetta delle lettere. Quest’anno però qualcosa è cambiato. Lo sapevamo, se ne parla dall’autunno dell’anno scorso e le avvisaglie c’erano tutte: ma trovarsi a pagare bollette raddoppiate o triplicate in un periodo di consumi quasi nulli è stata un’amara sorpresa. E ancora più amara è la prospettiva di quello che sarà il sacrificio da sostenere nei prossimi mesi, quando molti di noi guarderanno al caldo eccessivo di questi mesi estivi quasi fosse un dolce ricordo.

Come si giustifica tutto questo? Ognuno di noi ha la sua storia, le sue abitudini, i suoi consumi; Europa, governi nazionali ed esperti ci avevano convinto che sarebbero bastati una manciata di comportamenti virtuosi per far fronte all’emergenza: spegnere il gas poco dopo aver buttato la pasta, usare un po’ meno il forno, accontentarsi di usare aria condizionata o riscaldamento per un numero inferiore di ore (e a temperature più adeguate). Ma se già oggi, in una giornata ancora calda di inizio autunno, le bollette sono aumentate nonostante i consumi bassi, cosa davvero ci aspetta per i mesi a venire? Il problema è molto meno banale di quello che sembra: per qualcuno di noi l’aumento è stato di poche decine di euro ma per negozi e imprese la situazione è già oggi decisamente più grave. E lo spettro delle chiusure, dei fallimenti, del crollo dei consumi o della rinuncia a pagare il prezzo dell’energia sono tutte eventualità non lontane dalla realtà. Il costo delle bollette è ormai quasi interamente costo energetico: le imposte, seppure ancora presenti, pesano fortunatamente meno che l’anno scorso: in media, il 10% del costo totale della bolletta invece del 20%. Le famiglie più bisognose ricevono comunque un sostegno da parte del governo.
Qualche ulteriore accorgimento è facilmente attuabile: ad esempio, la digitalizzazione della bolletta. Si tratta comunque di pochi euro di differenza, niente di risolutivo. Ma l’impressione è che, in assenza di misure forti da parte del governo, la gente si debba arrangiare come può. Oltre al pericolo di non farcela, quel che è peggio è l’evidente fallimento delle rassicurazioni da parte delle istituzioni. Essere assicurati dal governo che gli stock di gas accumulato saranno sufficienti non consola alla luce del fatto che il prezzo di questo gas è comunque raddoppiato. Prima della questione fiscale, prima di quella previdenziale e ancora prima di quella delle riforme istituzionali, il banco di prova del nuovo parlamento, e con esso del nuovo governo, sarà quello di offrire soluzioni concrete al caro energia. Una questione che non è possibile lasciare al coordinamento volontario tra centinaia di milioni di cittadini (un’utopia) ma che richiede invece interventi urgenti in due direzioni.

La prima, quella più sostanziale, riguarda il recupero di forme alternative di energia o di contratti di fornitura meno pesanti.

Certo, con i prezzi in impennata in tutto il mondo, sarà difficile trovare un fornitore o uno Stato che si sacrifichi e applichi prezzi calmierati. Ma la diplomazia, le contrattazioni, e, perché no, anche i legami d’amicizia tra le diverse nazioni devono valere qualcosa. Da questo punto di vista, essere costretti a rinunciare anzitempo a Mario Draghi, fresco vincitore del premio “statista dell’anno” nonché, al di là del riconoscimento ufficiale, persona apprezzata dalle cancellerie di tutto il mondo, crea sicuramente qualche difficoltà al nostro paese. La seconda direzione, invece, riguarda il ruolo di regolamentatore del mercato da parte del governo. È inaccettabile che i cittadini paghino un prezzo così salato per speculazioni e politiche di prezzo che sempre meno hanno a che fare con le dinamiche di domanda e offerta e che seguono invece logiche diverse. Il passato non ci rassicura. I più anziani tra di noi si ricordano bene quello che successe tra il 2001 e il 2022, con l’introduzione dell’euro: molti operatori se ne approfittarono e, senza troppi scrupoli, raddoppiarono i prezzi, con un forte impatto sul potere d’acquisto delle famiglie. I governi di allora, complice forse anche le elezioni e il cambio di maggioranza, non fecero a sufficienza per controllare l’andamento dei prezzi. La figura che avrebbe dovuto fare da garante (“Mr prezzi”) fu nominato solo nel 2007, quando ormai i danni delle speculazioni erano stati fatti. E subiti. Nemmeno a farlo apposta, oggi si pone un problema analogo proprio a cavallo di una tornata elettorale.

Sarà con buona probabilità il centrodestra ad avere la responsabilità di formare il nuovo governo. La sua campagna elettorale ha creato grandissime aspettative nella popolazione e, se attuato, richiederà ingenti sforzi del bilancio pubblico. Ma il primo impegno da mantenere sarà quello di garantire un autunno e un inverno accettabili per i cittadini italiani. Se taglio delle imposte sarà, allora bisognerà agire ancora su Iva e accise dei prodotti energetici; se assistenza sarà, allora si dovrà pensare a rinnovare i sussidi. Perché se è vero che il governo qualche passo indietro sul gas lo ha fatto, il peso fiscale nel prezzo di altri prodotti è ancora elevatissimo. Per esempio, la benzina. Forse qualcuno dovrebbe prendersi la briga di spiegare ai cittadini perché, se il prezzo del petrolio è a livello di dieci anni fa, quello del carburante alla pompa è invece ai massimi storici? Gli italiani non hanno bisogno di essere rassicurati, soprattutto se queste rassicurazioni si dimostrano infondate; al contrario, alla vigilia di una stagione difficilissima, servono soluzioni, spiegazioni e, soprattutto, una strategia energetica di lungo periodo.

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