Carlo Nordio
Carlo Nordio

Stato, scienza e salute/ Il primato della ragione tutela anche la Chiesa

di Carlo Nordio
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Martedì 28 Aprile 2020, 00:00
Le voci che avevano anticipato la conferenza stampa di Giuseppe Conte per la sera di domenica avevano suscitato l’aspettativa che l’Inverno del nostro scontento stesse per finire, o che comunque non si sarebbe prolungato in una maledetta primavera. Invece e per fortuna il presidente del Consiglio ha mantenuto più o meno le regole ferree di prima, dando credito più agli scienziati - timorosi di un ritorno del virus - che alle eterogenee schiere di chi vorrebbe allentare le briglie. 

Era naturale che questa prudenza sollevasse obiezioni, perché ognuno tende a veder le cose nella prospettiva dei propri interessi o dei propri pregiudizi: i virologi mirano a contenere l’epidemia, gli industriali e i commercianti a contenere le perdite, e la Previdenza Sociale, malgrado la strage di pensionati, a contenere le erogazioni. Conte da due mesi prova a comporre queste esigenze in una sintesi accettabile.

E fin d’ora senza troppe conseguenze, visto che è anche salito nei sondaggi. E tuttavia domenica la protesta è arrivata, nel modo più violento e imprevisto, dai vescovi italiani, che hanno folgorato il Presidente del Consiglio con una sorta di anatema per aver mantenuto il divieto della partecipazione alla Messa. “E’ inaccettabile - ha tuonato il cardinale Bassetti_- di veder compromesso l’esercizio della libertà di culto. La decisone del governo è arbitraria”.
Come dicevamo, è perfettamente comprensibile che la Chiesa - come le altre organizzazioni - si preoccupi di questi impedimenti. E tuttavia la reazione ci sembra eccessiva, soprattutto perché proviene da un’Istituzione che riconosce nella Prudenza una delle virtù cardinali.

Dei provvedimenti governativi infatti si può dire di tutto: che sono spesso pasticciati e confusi e che, visti i beni di rango costituzionale sui quali incidono, meriterebbero quantomeno un accurato dibattito parlamentare. Ma certo non si può sostenere che costituiscano un attentato alla libertà di culto, come se a Palazzo Chigi sedesse un nuovo Diocleziano. Perché? Perché questo provvedimento è perfettamente in linea con la disciplina concordataria che la Chiesa ha sottoscritto, e che devolve allo Stato la gestione dei luoghi di culto per quanto riguarda la sanità e l’ordine pubblico. Basti pensare che l’art 5 del Concordato del 1984 consente addirittura l’ingresso della forza pubblica nelle chiese, con il solo obbligo di avviso all’Autorità Ecclesiastica, e nei casi gravi senza nemmeno quello. Insomma lo Stato non può certo decidere come si debba celebrare la Messa, ma è assolutamente sovrano nello stabilire, in certe circostanze, se e come vi si possa partecipare. Tranne che non si voglia ribaltare il motto di Cavour della libera Chiesa in libero Stato.

Del resto, da due mesi i cittadini subiscono costrizioni quali mai si son viste nemmeno “in tempore belli”. Il Presidente Mattarella ha opportunamente ricordato la “ferita delle scuole chiuse”, i partigiani hanno lamentato la complicata commemorazione del 25 Aprile, i sindacati quella del primo Maggio e cosi via: ma nessuno si sogna - o almeno si spera - di dire che i governo sta attentando al diritto allo studio, alla memoria della Resistenza o alla dignità del lavoro. Ed è un po’ un paradosso che proprio la Chiesa, che secondo l’insegnamento del Maestro si è sempre dimostrata sensibile più alla purezza dei cuori che alla liturgia delle cerimonie, proprio ora attribuisca allo Stato intenzioni persecutorie del tutto inesistenti. Forse la Chiesa è stata un po’ spiazzata da questo cataclisma.

Negli ultimi decenni aveva prospettato, talvolta con toni apocalittici, le cause dei prossimi eventi funesti per il genere umano : la corsa agli armamenti, l’inquinamento dell’atmosfera, lo sfruttamento dell’ambiente, l’idolatria del denaro e altri difetti di questa imperfetta modernità. E invece, improvvisamente, eccoci afflitti da una colossale catastrofe di dimensione planetaria, che arriva da un Paese dove, almeno a parole, non esiste il profitto, e che colpisce democraticamente i paesi più avanzati con l’arma più antica del mondo: un semplice virus. Ma possiamo star certi che la Chiesa, nella sua bimillenaria saggezza, correggerà il tiro e non alimenterà la polemica con lo Stato. In fondo ,come ha detto nostro Signore, “Dove due o tre sono riuniti in mio nome io sono in mezzo a loro”. E , secondo gli ultimi decreti di Conte, le riunioni di due o tre persone sono già consentite.
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