Welfare Hub, Andrea Lecce (Intesa Sanpaolo): «Convergenza tra servizi bancari e assicurativi per i lavoratori»

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di Andrea Pertini
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Martedì 27 Aprile 2021, 08:17

Nel mercato italiano del welfare aziendale insistono più di 100 provider. Per lo più si tratta di intermediari tecnologici e consulenziali di servizi, soluzioni e prestazioni di welfare e fruitori, per il tramite delle aziende che confezionano i piani per i propri dipendenti. Dalla legge di Stabilità del 2016, grazie a una serie di benefici fiscali e contributivi si è passati da un welfare aziendale pionieristico, offerto e proposto da poche aziende “illuminate” (che integrano “on top”, per propria unilaterale scelta i sistemi di protezione sociale) a un welfare aziendale potenzialmente di massa. Sono cresciute le opportunità, si sono personalizzate le esigenze e i bisogni dei lavoratori, si è fatta più professionale l’offerta che ha composto bouquet sempre più complessi, dalla previdenza complementare alla sanità integrativa, passando per un autentico florilegio di benefit. In questo mercato hanno assunto progressivamente sempre più peso le banche. Una banca in particolare, per dimensione e penetrazione del mercato, Intesa Sanpaolo. Da quattro anni ha predisposto una piattaforma proprietaria, che oggi, dopo l’integrazione di Ubi Banca assume un profilo ancora più rotondo. Ne parliamo con Andrea Lecce, responsabile Direzione Sales & Marketing privati e aziende retail Intesa Sanpaolo.

Quali obiettivi strategici si pone Intesa Sanpaolo nel mercato del welfare aziendale? E in particolare come si integra l’offerta dopo l’acquisizione di Ubi, che aveva sviluppato una forte esperienza in termini di welfare aziendale?

«In questo momento la nostra priorità è integrare e capitalizzare al meglio anche la positiva esperienza che Ubi ha maturato nel settore. Vogliamo proseguire la strada intrapresa e consolidare presso le Imprese tutte e in particolare presso le PMI il nostro ruolo, proponendoci come partner affidabile ed efficace. Il nostro servizio di Welfare aziendale, lanciato nel 2017 ed ora esteso anche alla rete ex Ubi, ha al momento circa 3.400 contratti attivi con circa 150mila dipendenti interessati, ed è pensato per implementare e gestire programmi di welfare aziendale attraverso l’accesso ad una piattaforma di relazione digitale e multicanale».

Il partner tecnologico è sempre Jakala? Che tipo di evoluzione ha avuto la piattaforma tecnologica che consente la distribuzione dei servizi previsti nei piani di welfare aziendale?

«A seguito della integrazione con Ubi la piattaforma utilizzata dal Gruppo sarà Welfare Hub e nostro partner tecnologico resta Jakala con cui abbiamo realizzato fin qui un’ottima partnership. La piattaforma Welfare Hub consente la fruizione di tutti i beni e servizi agevolati fiscalmente e all’attivazione di tutte le modalità di utilizzo consentite dalla normativa (fringe benefit, voucher, rimborsi e versamenti); alla gamma di soluzioni a disposizione che è molto ampia (oltre 50mila gli esercizi convenzionati) si accompagnano anche sconti riservati e tariffe agevolate».

Ci sono novità che avete introdotto nell’ultima versione della piattaforma di Welfare Hub?

«La piattaforma è in costante evoluzione, in linea con la normativa e con l’obiettivo di intercettare in modo dinamico l’evoluzione dei bisogni, per esempio di recente è stata ottimizzata per i dipendenti la fruizione app via web, per offrire una soluzione di welfare a portata di mano e con accesso in mobilità».

Nell’offerta allestita da una banca come la vostra è naturale immaginare la convergenza di un’offerta che mette insieme servizi bancari, assicurativi, consulenziali per tutte le imprese radicate sui territori del Paese. Per voi il welfare aziendale è un servizio a valore aggiunto o “solo” un modo per acquisire nuova clientela per la banca e per la compagnia di assicurazione?

«Per il Gruppo Intesa Sanpaolo occuparsi di welfare aziendale significa offrire un servizio ad alto valore aggiunto alle aziende clienti e riteniamo che questo servizio rivesta un ruolo di assoluto rilievo nell’integrazione del Welfare State, riuscendo a generare valore per le aziende così come per i dipendenti e le realtà locali. Nei prossimi mesi continueremo a lavorare in sinergia per offrire alle aziende un programma di welfare e soluzioni di employee benefits assicurative per fornire consulenza a tutto tondo alle aziende, servizi e coperture assicurative per i dipendenti».

Welfare aziendale e welfare di territorio: con la rivoluzione dello smart working come cambia il welfare aziendale? Come cresce e si sviluppa il tema della prossimità e delle comunità di territorio a cui siete storicamente molto sensibili?

«Guardando in prospettiva, il Welfare aziendale potrà sempre più diventare elemento di stimolo al sistema produttivo nell’ambito delle relazioni industriali e contribuire al miglioramento del clima aziendale, anche nella prospettiva del post pandemia, della evoluzione del mercato del lavoro con un maggior utilizzo dello smart working, favorendo la coesione delle comunità aziendali e soddisfacendo il bisogno di engagement, di motivazione e di senso di appartenenza, come emerso in modo consistente da recenti indagini».

E per quanto riguarda il rapporto specifico con le comunità territoriali?

«Il welfare aziendale può certamente accrescere quella che si definisce la social reputation aziendale, coinvolgendo i dipendenti per favorire il benessere della persona e lo sviluppo delle comunità e dei territori locali».

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