I protagonisti che si fanno concorrenza

I protagonisti che si fanno concorrenza
di Mario Baroni
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Mercoledì 25 Settembre 2019, 14:20
Con Welfare Hub Intesa Sanpaolo è leader di mercato
Il welfare aziendale è nato in banca. Nonsolo,molti istitutidi credito sono statipionierinella creazione di fondi pensioneper i dipendenti, così comehanno propostobenefit di varianatura. Nelle grandi organizzazioni èpossibile sperimentare.Ora labancadiventa partnerper lePmi chedevono attrezzarsiper i loro piani di welfare.Da Intesa Sanpaolo a Unicredit,daUbiBanca aBanco Bpm le grandibanche offrono servizi a tutto tondo alla loro clientela imprenditoriale.Leader inquesto approccio è Intesa Sanpaolo. SintetizzaAndreaLecce, responsabileMarketing Privati e AziendeRetail: «Intesa vuole essereun intermediario responsabile che genera valore collettivo, consapevole che l’innovazione, lo sviluppo dinuovi prodotti e servizi e la responsabilitàdelle imprese possono contribuire a coniugare efficienzadel sistemaproduttivo e benesseredelle persone. In due anni 1.500 impresehanno sottoscritto lapiattaformaWelfare Hub e questohadatomodo a 82.000 dipendentidi accedere a servizidi welfare. I flexible benefitsutilizzati sono statipari a 260.000 e i benefici fiscali circa 10milionidi euro».

Unipol e Generali battistrada delle assicurazioni
Lo sviluppo del welfare aziendale ha un’area naturale di riferimento: ilmondo assicurativo (e dei broker). Preparare prodotti di protezione sociale, polizze, soluzioni individuali e collettive è ilmestiere delle compagnie di assicurazione (e di chi poi ne fa il distributore). Non a caso tra i primi a cercare di comprendere lo sviluppo del welfare integrativo in Italia sono state le compagnie di assicurazioni. Per esempio, il progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali”, promosso nel 2010 dal gruppo Unipol, evolve in un think tank. Dopo 10 anni di esperienza e grazie al contributo attivo di centinaia di stakeholder di settore il progetto oggi si è rafforzato attraverso altre partnership. Il think tank porterà alla stesura di un rapporto che definirà la visione e il perimetro per il sistema di welfare italiano, che sarà presentato nel corso di un forum annuale la cui prima edizione si terrà il 4 dicembre a Roma. All’azione di Unipol si è aggiunta dal 2016 l’indagine di Generali Italia, che ha dato vita al Rapporto annuale “Welfare Index Pmi”, con uno sguardo specifico alla cultura e alla conoscenza delmondo Pmi.

Le piattaforme per scegliere buoni e benefit
Nel corso dell’ultima assemblea di Aiwa (l’Associazione italiana del welfare aziendale) il presidente EmmanueleMassagliha annunciatoper questo autunno la prima indagine strutturata sui providerdelwelfare.Una prima indagine conoscitiva era stata elaborata lo scorso anno dall’UniversitàCattolica diMilano in collaborazione con Valore Welfare.E inumeridel settore si erano intuiti: sono almeno una novantina i soggetti che intermedianoservizidiwelfare aziendaleper conto delle imprese utenti.Per lopiù con una piattaforma informatica proprietaria, che fornisce il catalogo sul quale il lavoratore seleziona il servizio/benefit scelto. Dopo l’acquisizione della maggioranzadi DoubleYou (uno dei primiprovider) da partedelGruppo Zucchetti, tre anni fa, la scorsa estate il gruppo franceseEdenred ha acquisito l’italianaEasyWelfare, valutandola 53milionidi euro, diventandouno deimaggioriplayer delmercato.Tuttavia, i giochinon sono ancora conclusi. I 90 operatori sonodestinati a vedere altre operazionidi concentrazione. Magari con l’ingressosulmercato delle agenzieper il lavoro,da Randstad a GiGroup. 

Servizi alla persona si candidano le imprese sociali
«Cooperative, imprese sociali e loro consorzi hanno intuito che il mercato dei servizi di supporto al WA rappresenta un’interessante nuova area d’ingaggio per le loro attività perché del tutto sinergica con buona parte del loro know-how. Di più: quest’ultimo, se opportunamente sfruttato e comunicato, può fare la differenza proprio rispetto all’offerta dei Provider profit e soprattutto, se si ha nelmirino lo sconfinato target delle Pmi». Lo scrive Giovanni Scansani sul sito wewelfare.it, analizzando un soggettomultiplo destinato a svolgere un ruolo sempre più centrale nell’evoluzione dei servizi di welfare aziendale. E territoriale. Cooperative sociali e imprese, del resto, sono interlocutori naturali in questo contesto non solo perché le realtà del Terzo Settore esprimono una cultura di capitale umano e professionale che le rende “naturalmente” capaci di interpretare i bisogni e di fornire operativamente le risposte più adatte;ma anche perché la capillarità della loro presenza e la complessiva offerta di servizio che esprimono sono insieme in grado di giustificarne anche il loro ruolo come Provider.

Per la produttività oltre 50 mila gli accordi firmati
Ha superato la soglia di 50mila il numero di contratti di lavoro depositati presso ilministero del Lavoro inerenti a intese aziendali e territoriali di secondo livello, relativi alla detassazione dei premi di produttività. Il 58% di essi appartiene al settore dei Servizi; il 41% al settore dell’Industria e l’1% al settore dell’Agricoltura. Sul totale dei contratti depositati, da quando è in vigore la norma contenuta nella Legge di Stabilità relativa al 2016, sono 15.874 le dichiarazioni che riguardano i contratti attivi: 12.062 con obiettivi di produttività; 8.940 con obiettivi di redditività; 7.340 con obiettivi di qualità; 1.924 con un piano di partecipazione; 8.314 conmisure di welfare aziendale. Relativamente alla distribuzione geografica, il 78% delle dichiarazioni di conformità interessano le regioni del Nord, il 15% quelle del Centro e il 7% quelle del Sud. I lavoratori che hanno beneficiato dei premi di produttività sono stati 2,4milioni. Infine, quelli che hanno fruito di servizi welfare e dio assistenza aziendale sono poco più di 2,1 milioni (per un valore medio di poco superiore ai 1.400 euro).
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