Report Mylia, Adecco Group: solo il 38,3% delle aziende investe in formazione

Report Mylia, Adecco Group: solo il 38,3% delle aziende investe in formazione
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Lunedì 24 Ottobre 2022, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 10:00

Mylia presenta il White Paper “Formare per crescere – Gli scenari del training tra benessere delle persone e sviluppo delle risorse”, un’analisi sulla formazione aziendale come leva strategica per la competitività e la crescita delle imprese

La formazione aziendale e lo sviluppo delle competenze dei dipendenti sono tra i temi più dibattuti nel mercato del lavoro odierno per un motivo molto semplice: la loro capacità di contribuire alla competitività delle aziende, dei lavoratori stessi e di conseguenza del tessuto economico del Paese. Sono questi i temi al centro del nuovo white paper “Formare per crescere – Gli scenari del training tra benessere delle persone e sviluppo delle risorse”, presentato da Mylia, brand di The Adecco Group che si occupa di formazione e sviluppo per individui e aziende.

La ricerca ha evidenziato come, malgrado la formazione aziendale sia una leva strategica di trasformazione, resilienza e sviluppo per le imprese, in Italia solo il 38,3% delle aziende investe in attività formative. Un dato influenzato dal grande numero di piccole imprese presenti sul territorio nazionale: se si guarda solo alle micro-aziende, quelle con meno di 10 addetti, il dato sulla formazione, infatti, scende addirittura al 18,4%; al contrario, analizzando le realtà di medio-grandi dimensioni (quelle con oltre 250 addetti) si arriva ad una media dell’80,8%. Analizzando i settori di business, quello in cui le aziende sono più propense ad offrire formazione è la finanza, con un 64,6% delle realtà che hanno previsto percorsi di up-skilling. Situazione opposta per le realtà che operano nella ristorazione e nell’hotellerie, settori in cui le realtà che offrono percorsi di formazione non superano il 25%.

La situazione, inoltre, risulta ancor più delicata se analizzata attraverso il paragone con l’estero: l’Italia si posiziona ben al di sotto della media europea per percentuale di lavoratori coinvolti in progetti di formazione, con un tasso del 11,7% contro il 14,3% dell’Europa. Francia e Spagna si attestano rispettivamente al 14,5% e al 18,3%.

Il primo posto di questa speciale classifica è occupato da Svezia, Finlandia e Paesi Bassi, con il 36% di lavoratori coinvolti.

Il tema della formazione, però, non può essere sottovalutato. L’istituto statunitense Gallup, infatti, ha calcolato come investimento in formazione e miglioramento degli indicatori economico-finanziari aziendali siano due valori direttamente proporzionali: a livello globale, lo sviluppo dei punti di forza e delle competenze dei lavoratori produce un incremento medio dei profitti del 14-29%, un aumento del 10-19% delle vendite, e una riduzione del turnover del 72%. Ha anche l’effetto di incrementare del 9-15% l’engagement dei dipendenti. Non solo, le competenze determinano anche gran parte dei progressi salariali e di carriera. Non a caso il World Economic Forum considera la presenza di opportunità di lifelong learning, di cui la trasmissione di competenze nelle imprese è parte decisiva, uno dei pilastri della mobilità sociale.

Roberto Pancaldi, Managing Director di Mylia, ha commentato: “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambio di paradigma, in quanto l’aggiornamento delle competenze non rappresenta solo una preoccupazione dell’azienda, ma un pensiero nella testa di ogni singolo professionista, che ha bisogno di rendersi “spendibile” nel mercato del lavoro e accrescere la propria occupabilità. Ecco allora che la formazione diventa un asset strategico: le imprese che la supportano e la perseguono, agli occhi dei lavoratori, diventano veri e propri best place to work. Il white paper presentato oggi dimostra, inoltre, come le attività di training siano funzionali alla possibilità di riconoscere ai dipendenti un ruolo più rilevante nell’impresa, cosa che oltre a renderli più produttivi incrementa il tasso di retention medio”.

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