Prime Tutor: il “benefit” delle ripetizioni che aiuta le famiglie

Prime Tutor: il “benefit” delle ripetizioni che aiuta le famiglie
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Venerdì 4 Novembre 2022, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 12:00

Formazione digitale: arriva Prime Tutor, dell’omonima Società Benefit, la netflix delle ripetizioni che aiuta le famiglie coi compiti a casa

Già Pellegrini e VipDistrict per Unicredit e Jointly hanno intrapreso accordi per trasformare il servizio in un fringe benefit per le famiglie: la start up Prime Tutor si configura come uno strumento di welfare in qualità di  piattaforma che offre servizi di tutoring e contenuti educativi on demand, fruibili in qualsiasi momento dagli studenti e strutturati sui programmi ministeriali delle scuole secondarie. Prime Tutor offre la possibilità di scegliere materia e lezione accedendo ad un elenco di contenuti on demand 24/7, come se fossero film di una piattaforma di streaming.

Prime Tutor – dove lavora un team di 7 persone, tutti giovani professionisti tra i 25 e 40 anni – è una start up nata ad aprile 2022 che si è costituita sin da subito come Società Benefit, impegnandosi a devolvere parte dei suoi ricavi nella creazione di borse di studio da destinare ai corsi per studenti in difficoltà economiche e sociali. Per finanziare e perfezionare il suo ambizioso progetto, ha scelto la strada dell’equity crowdfunding, il cui obiettivo di 200mila euro non è stato solo raggiunto ma addirittura superato, grazie anche al contributo di coloro che hanno testato il servizio.

L’idea si colloca nel pieno dell’orizzonte della digitalizzazione, accelerata dalla pandemia, che sta cambiando anche il mondo della formazione, sempre più ibrida e capace di integrare la didattica in presenza con quella a distanza. In Europa il mercato dell’Education Technology sta vivendo il suo boom, dai 6 miliardi di euro del 2019 si è passati ai 14 del 2020, arrivando oggi al valore di circa 17 miliardi di euro, con una previsione che va oltre i 51 entro il 2027.

Uno degli aspetti più importanti dell’EdTech, forse poco considerato, è, come del resto anche nel caso dello smart working, l’inversione di paradigma nei confronti della leadership: non più il controllo esercitato dal datore di lavoro, e in questo caso dall’insegnante, ma la consapevolezza nel raggiungimento degli obiettivi preposti.

Allo studente e alla studentessa si richiede quindi una maggiore responsabilizzazione nello studio e nella sua gestione, non più frontalità ma trasversalità, impegno e valutazione personale di cosa si è appreso o meno. Potremmo dunque iniziare forse a parlare di benessere dell’alunno? Di flessibilità? Una sorta di “studio agile” come il corrispettivo “lavoro agile”?

Anche l’Italia sta assistendo ad una concreta rivoluzione dei modelli didattici che mettono in discussione l’insegnamento tradizionale. Una formula – forte inoltre di un importante consenso registrato nei paesi del Nord Europa, così come in Germania ed Austria – che offre semplicità e flessibilità di fruizione. “Oggi l’80% della domanda di lezioni private individuali proviene dalle famiglie degli studenti delle scuole superiori, che nella maggior parte dei casi cerca supporto e assistenza nell’apprendimento di tre materie: matematica, inglese e latino” spiega Davide Roncolini, founder di Prime Tutor “discipline già disponibili sulla nostra piattaforma, a cui presto aggiungeremo anche fisica, italiano e scienze, per un totale di sei”.

L’altro aspetto funzionale del servizio è che il genitore, tramite la dashboard, può controllare quale videolezione è stata svolta, se sono stati eseguiti gli esercizi e dunque raggiunti gli obiettivi. “Siamo convinti che PT non sostituisca il metodo didattico in presenza ma che sia ad esso complementare. Lo studente potrà approfondire, quando vorrà, un argomento specifico illustrato in classe, che sulla piattaforma sarà spiegato da una voce narrante e finalizzato attraverso un montaggio coinvolgente e mai noioso”, conclude Roncolini.

Lucia Medri

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