Polisena (Italian Green): dal programma tv all’associazione per la promozione sociale della sostenibilità

Polisena (Italian Green): dal programma tv all’associazione per la promozione sociale della sostenibilità
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Mercoledì 25 Gennaio 2023, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 12:00

Con Gianluigi Polisena, produttore televisivo del format Italian Green in onda su Rai Due, parliamo di come il programma darà vita all’associazione Italian Green Eccellenze Sostenibili, ente di promozione sociale per la sostenibilità, e di quanto sia oggi fondamentale il ruolo dei media nella divulgazione dei temi legati alla giustizia climatica

Partiamo subito da un dato, giorni fa sul sito dell’ASviS è apparso un articolo nel quale si fa presente come l’informazione ambientale in Italia sia aumentata nel 2022, anche grazie a una maggiore sensibilità del pubblico, ma rimane marginale e strettamente legata alla cronaca. È quanto emerge dal Rapporto “Eco-media 2022″ di dicembre, a cura di Pentapolis institute Et. Cosa ne pensa? E soprattutto, che tipo di comunicazione è opportuno veicolare?

Indubbiamente la comunicazione sul tema sta cambiando perché il punto di vista del pubblico non è più lo stesso. Quattro, cinque anni fa parlare di sostenibilità non significava trasmettere qualcosa di positivo, vi era un’attitudine respingente per quei brand che presentavano oggetti creati con elementi di riuso. Oggi è tutto ribaltato: l’atteggiamento virtuoso nei confronti dell’ambiente è ormai di tendenza, soprattutto per le nuove generazioni, sono proprio i più giovani a preoccuparsi dellla giustizia climatica. Un approccio simile ha determinato una nuova consapevolezza avvalorata, purtroppo, da stravolgimenti ambientali e climatici che sono ormai all’ordine del giorno e sotto gli occhi di tutti. Parlerei allora di un “super target” al quale ci rivolgiamo, e che si è evoluto nel corso degli ultimi anni e che è, inevitabilmente, più esigente.

Una buona comunicazione è sinonimo di educazione. Ha avuto modo di provarne gli effetti?

Nonostante Italian Green sia un programma di rete, branded content quindi, persegue il fine del servizio pubblico. In questi giorni a Milano stiamo lavorando con il principale partner del programma, Greenthesis Group S.p.A., che comprende 18 aziende e si occupa di trasformazione, di transizione ecologica a tutti gli effetti. Tra le aziende del gruppo ci sono dei casi specifici di eccellenza di sostenibilità italiana come Rea Dalmine, Liscate e Padana Energia. Uno dei quattro conduttori, Marco Martinelli (insieme a Mario Acampa, Riccardo Cresci e Noemi David ndr), spiegherà nella prossima puntata al pubblico a casa, con tono costruttivo e spesso ironico, gli innovativi processi di trasformazione in energia del fango e dei rifiuti urbani differenziati e indifferenziati, i quali permetteranno l’accensione della rete illuminotecnica della città di Bergamo. Da quest’anno, il calore emesso durante questi processi, e che fino ad oggi andava disperso nell’ambiente, sarà invece raccolto e centralizzato per riscaldare l’acqua nelle abitazioni. Stiamo parlando del futuro, e soprattutto di nuove modalità di divulgazione di tecniche non futuristiche ma possibili perché applicabili alla sostenibilità territoriale.

Le è capitato di veicolare questi temi anche in ambito aziendale? In che occasione e qual è stato il feedback?

Con i protocolli ESG, quasi tutte le aziende hanno dovuto provvedere a una pianificazione e al rispetto di questi criteri.

Qualsiasi realtà se oggi non nasce, non si sviluppa e non progredisce in maniera sostenibile sarà sprovvista di tutele pubbliche. Per tale ragione ho avuto molte esperienze in questo ambito perché sono moltissime le aziende che fanno formazione in tutti i settori, mettono a disposizione una flotta elettrica affinché il dipendente possa essere indirizzato all’acquisto di una macchina a energia verde, rinnovano gli uffici…

Cosa manca all’Italia per essere ancora più “green”, sia in teoria che nella pratica?

Manca sicuramente un’accellerazione di processi politici che potrebbero agevolare uno sviluppo sostenibile. Abbiamo bisogno di una politica che dimostri la sua attenzione attraverso scelte di semplificazione tangibili e non solo tramite promesse da campagna elettorale. Tornando alle colonnine elettriche alle quali ricaricare gli autoveicoli: un’azienda per poterle installare nel suo piazzale deve raccogliere una grande quantità di permessi che non servono a controllare, ma sono solo ostativi nei confronti di iniziative simili.

Cosa può anticiparci rispetto ai prossimi mesi?

Attraverso lo strumento televisivo, Italian Green racconta e fa conoscere alle persone esempi virtuosi di cultura green presenti nel nostro paese, facendo emergere anche gli sforzi relativi a questi adeguamenti. Queste realtà stanno esprimendo la volontà di collaborare per dare vita a un’associazione di enti sostenibili composta da circa una trentina di soggetti. Le sinergie attivabili potranno generare opportunità di matchmaking e di scambio, favorendo progetti con le università, borse di studio per studenti e studentesse che hanno lavorato a progetti di riqualificazione di aree verdi, e percorsi di formazione e divulgazione scientifica per le aziende.

Quindi non solo un programma televisivo ma un progetto strutturale che va oltre, e su quale rete di finanziamento potrà appoggiarsi?

Sì, il programma sarà quindi la punta dell’iceberg dell’associazione Italian Green Eccellenze Sostenibili, ente di promozione sociale per la sostenibilità. Italian Green è un’azione a 360° che diventerà anche un’hub per sistematizzare le collaborazioni tra i soggetti. I primi finanziamenti saranno delle oblazioni annuali da parte delle stesse trenta aziende partecipanti, risorse finanziate per le borse di studio universitarie, riqualificazioni delle aree verdi, riciclo di materiali plastici.

Lucia Medri

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