Effetto Covid anche su mense e buoni pasto: con nuove formule il pranzo arriva a casa

Getty Images
di Renzo Santini
4 Minuti di Lettura
Martedì 27 Aprile 2021, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 02:27

La crisi Covid-19 e il conseguente lavoro da remoto – che sia smart oppure no – ha messo in crisi una delle certezze più consolidate: il pranzo in azienda, sia in mensa, sia fuori con l’utilizzo dei voucher da spendere. La ristorazione è il primo servizio di welfare in azienda. Per molti versi ancora il più gradito, ma ormai oggi reso incerto. Ne sanno qualcosa le aziende specializzate nella ristorazione collettiva. Un migliaio di imprese, di dimensioni molto diverse tra loro, che occupano 150mila addetti per un giro d’affari complessivo di circa 5 miliardi di euro, dato 2019. «Il governo non ha previsto alcun ristoro per il comparto, a fronte di un crollo del fatturato di almeno il 40%», commenta Chiara Nasi, presidente e amministratore delegato di Cirfood, una delle maggiori aziende (100% italiana) del settore della ristorazione collettiva, con 686 milioni di fatturato (2019) e circa 13mila dipendenti (compreso l’estero).

ATMOSFERA MODIFICATA

Il pasto per chi lavora in smart working potrebbe arrivare a casa. Se bastasse lanciare il cuore oltre l’ostacolo, ci saremmo già arrivati. Elior, la società francese leader in Italia per la ristorazione collettiva, si sta attrezzando per produrre pasti di qualità, che possano essere conservati per qualche giorno, senza che vengano meno i valori nutritivi. La produzione in ambienti ad atmosfera modificata e protetta (Atp) consente una distribuzione che assicura il consumo anche se differito. «Facciamo molta ricerca sui valori nutrizionali, per assicurare una innovazione costante nelle nostre confezioni – spiega Roberto Ambrosino, ad di Elior Italia – d’altronde il pasto è il primo step di un buon piano di welfare aziendale. La pandemia ci ha costretto a cambiare le sane abitudini della mensa aziendale, e molti lavoratori oggi non riescono a consumare un pasto di qualità a casa».

IL FATTURATO

Per Elior – come per molte aziende della ristorazione collettiva – il Covid ha portato a un abbattimento del fatturato nell’ordine del 40%. «Ma mentre siamo confidenti che a scuola e nelle strutture sanitarie ritorneremo presto a fornire pasti regolari, perlomeno lo speriamo, siamo altrettanto sicuri che nelle aziende il calo del numero dei pasti sarà fisiologico. Lo smart working, per i white collar di molte aziende, sarà di almeno due giorni la settimana. E questo produrrà un calo fisiologico e strutturale del nostro fatturato, nell’ordine del 15-20%».

UNA PAUSA DIFFICILE

Il 60% dei dipendenti italiani nei prossimi mesi continuerà a lavorare da casa almeno una volta alla settimana e il 50% ritiene che la pausa in smart working sia più complicata da gestire rispetto al pranzo in ufficio.

Queste le percezioni rilevate lo scorso autunno dalla ricerca “Flessibilità e smart working: come cambia la nuova pausa-pranzo degli italiani?” condotta da Praxidia per Elior. Anche per questo Elior si è lanciata sul fronte della ricerca e dell’innovazione. Se recapitare a casa un pasto, pur essendo possibile, rischia di essere assai oneroso – e non è detto che le aziende accettino di aumentare le spese per questa nuova forma di welfare domestico – è immaginabile una fornitura ai futuri hub di lavoro in coworking. Elior serve nel nostro Paese oltre 106 milioni di pasti l’anno in più di 2.400 ristoranti e punti vendita grazie ai suoi 12.000 collaboratori. Elior opera in molteplici settori quali le aziende, le scuole, il socio-sanitario, le forze armate, i musei, e la ristorazione a bordo delle Frecce di Trenitalia. Nel gruppo internazionale – presente in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti - l’Italia rappresenta circa il 10% del fatturato complessivo.

CANALI DISTRIBUTIVI

«Per rispondere ai nuovi stili di vita dei lavoratori italiani e offrire loro una soluzione concreta, Elior ha introdotto sul mercato un nuovo servizio che permette una pausa pranzo veloce, ma sana. Si tratta di “iColti in Tavola”, una nuova linea di piatti pronti, buoni e salutari confezionati in Atp, una tecnologia di packaging innovativa che consente l’estensione della shelf-life fino a 10 giorni senza l’uso di conservanti. «IColti in Tavola grazie alla propria versatilità si prestano a differenti canali di distribuzione: dall’azienda, dove possono essere associati a forme di distribuzione più classiche, al welfare at home al canale Ho.re.ca fino alla Gdo», spiega Ambrosino. L’entrata nella distribuzione presso gli alberghi è una relativa novità. Pensata prima dell’emergenza Covid, oggi rappresenta uno dei driver di nuovo sviluppo della società. E aggiunge: «Elior già da tempo stava studiando l’evoluzione della società e dei modelli di lavoro, caratterizzati da una crescente flessibilità. L’emergenza sanitaria ha accelerato queste dinamiche ed emerge dunque chiaramente la necessità di soluzioni nuove in grado di assicurare ad ognuno la migliore esperienza in pausa pranzo». Ai 20 centri produttivi tradizionali, Elior ha aggiunto 3 strutture per la produzione di pasti in atmosfera protetta. «Siamo convinti di poter servire tutto il Paese», continua Ambrosino. «La nuova frontiera per noi potrebbero essere le Pmi. Non erano nel target fisiologico pre-Covid, non erano in condizione di poter strutturare una mensa aziendale. Ora con queste novità distributive, con i frigoriferi intelligenti che assicurano la durata della qualità dei cibi confezionati, possono diventare soggetti delle nostre offerte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA