Elezioni anticipate, i grillini ridotti a un terzo: ecco chi rischia se si vota
E se la battaglia per il Colle sfociasse in elezioni anticipate?
Beh, oltre al gran colpo di scena scatterebbe un clamoroso taglio
di poltrone. Com'è noto, infatti, con le prossime
elezioni politiche le due Camere del Parlamento perderanno ben 345
degli attuali 945 posti: i deputati scenderanno da 630 a 400 e i
senatori da 315 a 200.
Chiaro che la prospettiva è vista come il fumo negli occhi
dai parlamentari e in particolare da quelli di prima nomina che
perderebbero anche la pensione (a 65 anni) se la legislatura
dovesse finire prima del 22 settembre 2022, ovvero prima di 4 anni
e mezzo.
LA SCURE
Se dovesse scattare, però, la tagliola non colpirebbe
tutti i partiti allo stesso modo. Per M5S e Forza Italia, infatti,
almeno sulla base degli attuali sondaggi, alla riduzione dei seggi
si aggiungerebbero anche gli effetti della forte riduzione dei voti
rispetto al 2018 con risultati devastanti.
Sulla base delle ultime simulazioni - che vanno prese con le molle,
sia chiaro - se si votasse domani con la stessa legge elettorale
del 2018 i 5Stelle otterrebbero 60 deputati contro i 221 raccolto
col bottino di quattro anni fa quando ottennero addirittura il 32 e
passa per cento dei suffragi.
Analoga sorte potrebbe investire i forzisti che nel 2018 raccolsero
circa il 14% dei voti ottenendo più di 100 rappresentanti.
Oggi sono dati fra il 7 e l'8% e potrebbero aspirare a 30/35
poltrone della futura Camera.
A sorpresa anche la Lega potrebbe subire un discreto taglio della
sua rappresentanza che scenderebbe - sempre ammesso che la
performance del partito di Salvini rispecchi il 20% attribuito dai
sondaggi - intorno a quota 85 deputati contro i 125 ottenuti nel
2018.
Chi invece avrebbe interesse ad andare a elezioni anticipate
è il partito di Giorgia Meloni, anch'esso collocato dai
sondaggisti intorno al 20%, che vedrebbe esplodere il numero dei
suoi deputati destinati a passare da poco più di 30 a oltre
80.
Sul fronte della sinistra, invece, non ci sarebbero grandi
novità. Nel 2018 Pd, Liberi e Uguali e formazioni minori
ottennero circa 120 deputati. Nel futuro parlamento a Dem e alleati
- sempre sulla base dei sondaggi - vengono attribuiti poco meno di
110 seggi mentre un'altra ventina vengono assegnati dagli
analisti ad una eventuale formazione centrista (Azione e +Europa
alleati di Italia Viva) composta in gran parte da fuoriusciti dal
Pd.
Tutte le cifre riportate sono assolutamente indicative. Intanto
perché i sondaggi rispecchiano solo fino a un certo punto il
voto effettivo ma soprattutto perché non è detto che
gli attuali schieramenti, sia a destra che a sinistra, reggano alle
tensioni che emergeranno nei prossimi giorni intorno alla scelta
dei candidati per il Colle e, eventualmente, per Palazzo
Chigi.
C'è poi un tema politico sottotraccia che
emergerà dopo l'elezione del nuovo inquilino del Colle:
la necessità di una nuova legge elettorale. Quella attuale
è molto complessa e prevede i due terzi degli eletti in base
al proporzionale e un terzo con collegi maggioritari assegnati al
candidato che ottiene più voti.
Sottotraccia le forze politiche stanno già lavorando a varie
proposte. La più gettonata prevede di tornare al
proporzionale con un premio di maggioranza per la coalizione
più votata.