Credit Suisse, il crollo e la bufera sulle Borse: cosa è successo oggi (e perché il "no" degli arabi fa paura)

Mercoledì 15 Marzo 2023, 19:33 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 00:26

Il recente passato

Che la banca svizzera navigasse in cattive acque lo si sapeva da tempo. Nel 2021 erano falliti i fondi speculativi Usa Archegos e Greensill, con un costo per Zurigo di oltre 6 miliardi di franchi (6,16 miliardi di euro). Da allora Credit Suisse ha cercato di fare quadrato con l'avvicendamento tra Thomas Gottstein e Ulrich Korner alla guida del gruppo e mettendo a punto una strategia di rilancio e di tagli, ma il 2021 si è chiuso con un rosso di 1,5 miliardi di franchi. L'anno prima invece era in utile per 2,7 miliardi di franchi (-22%). Il 2022 invece è stato ancora più difficile, con una perdita annunciata di oltre 7 miliardi di franchi. Un dato previsto da S&P, che lo scorso 9 febbraio ha tagliato il rating a "Bbb-", ma indicativo di una situazione deteriorata. Dopo i rilievi della Sec, l'autorità dei mercati Usa, che ha messo in dubbio l'attendibilità delle comunicazioni finanziarie precedenti, l'allarme rosso è scattato già ieri. Alla Morgan Stanley Conference l'amministratore delegato Ulrich Koerner ha spiegato sì che l'esposizione in Svb di Credit Suisse «non è rilevante» e che i deflussi di depositi si sono «moderati significativamente» anche se non si sono fermati del tutto, ma ha ammesso anche «sostanziali debolezze» sui controlli interni della banca. Il definitivo affossamento del titolo però è avvenuto oggi dopo che il presidente della Banca Nazionale Saudita Ammar Al Khudairy ha fatto un passo indietro per motivi statutari. Al di là degli azionisti e delle dinamiche di mercato, su Credit Suisse si è concentrata anche l'attenzione delle istituzioni e della politica internazionale.

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