Verdecanna (State Street): con la fuga dai Btp gli investitori puntato su bond e azioni americane

Verdecanna (State Street): con la fuga dai Btp gli investitori puntato su bond e azioni americane
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Sabato 25 Agosto 2018, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 13:00
Gli investitori esteri vendono i Btp e puntano sul dollaro. Nei mesi di maggio e giugno hanno alleggerito la loro esposizione in titoli italiani di circa 70 miliardi in attesa di capire come si muoverà il governo in autunno, quando dovrà scrivere la legge di Stabilità, e le agenzie di rating aggiorneranno il loro voto sul Paese. 

«Gli investitori internazionali stanno uscendo dai titoli di stato italiani, deflussi per ora compensati dagli acquisti che  anche le nostre banche stanno effettuando a piene mani, contribuendo a non alimentare eccessiva tensione sui mercati», commenta Danilo Verdecanna, country manager per l’Italia di State Street Global Advisors, terzo gestore di fondi a livello mondiale con circa 2.700 miliardi di masse in gestione. 

«Come alternativa, non ci sono sono solo i Treasury, i titoli di Stato americani, a rappresentare un approdo interessante, ma anche le stesse azioni statunitensi supportate da una crescita degli utili aziendali che non ha eguali in Europa - copntinua Verdecanna -. Il decennale americano rende poco meno del 3% (2,82% il 24 agosto), poco meno del Btp. Inoltre la curva dei rendimenti americana è estremamente piatta e questo consente di conseguire rendimenti simili anche acquistando scadenze più brevi, quindi riducendo il rischio. Tale scenario è consentito da una forte espansione economica e da una politica monetaria, sì guidata dai dati, ma indubbiamente portata al rialzo dei tassi anche dal basso tasso di disoccupazione registrato negli Stati Uniti. Gli investitori area euro potrebbero anche beneficiare di un ulteriore apprezzamento del dollaro qualora la crisi economica e politica riemergesse in Europa». 

La tendenza vista negli ultimi mesi a vendere titoli di stato e obbligazioni italiane proseguirà? «È un rischio che potrebbe concretizzarsi,  per cui la mia risposta è affermativa. L’Italia vive una situazione particolarmente delicata che va gestita con buonsenso ed equilibrio - afferma ancora il country manager per l’Italia di State Street Global Advisors -. Il debito italiano è enorme sia in termini assoluti (circa 2.300 miliardi di euro), sia relativi (il 132% del pil). Questo dato diventa ben più serio se inserito in un contesto di lenta crescita della nostra economia e di incertezza internazionale segnata dalla guerra delle tariffe in corso. Il programma di governo caratterizzato da politiche di spesa imponenti (flat tax, reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero), che non offre certezze né in termini di copertura (taglio delle spese o aumento delle entrate fiscali), né in termini di contributo alla crescita economica,  complica ancor di più lo scenario».

Quali sono dunque le prospettive per l'Italia? «Sarà complicato per il governo giallo-verde negoziare con l’Eurozona la flessibilità sufficiente per finanziare a debito i provvedimenti scaturiti dal contratto di governo, e ancor più difficile rassicurare gli investitori internazionali (con i quali ovviamente non si può negoziare per mancanza di interlocutori formali), i veri creditori del nostro debito e che allocano risorse principalmente in base a logiche di rischio/rendimento. Lo faranno solo a fronte di tassi di interesse più elevati che potrebbero rafforzare il circolo vizioso in cui l’Italia sembra intrappolata. Inoltre la richiesta più o meno esplicita avanzata alla Bce - va tenuto presente che il Qe terminerà a fine anno - di agire come prestatore di ultima istanza cozza fortemente con i principi costitutivi dell’eurozona e ancora di più con la mission stessa della banca centrale».

«Una legge di bilancio rigorosa, accompagnata da una serie di dichiarazioni pro-euro e a favore di un certo rigore dei conti - conclude Verdecanna - potrebbe capovolgere favorevolmente la situazione e far ritornare il sereno sul debito italiano». 

 
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