Povertà in calo nel 2019 sia al Centro che al Sud. Soffrono i nuclei con figli

Povertà in calo nel 2019 sia al Centro che al Sud. Soffrono i nuclei con figli
di Luca Cifoni
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 00:49 - Ultimo aggiornamento: 09:44

Nel 2019, quando almeno in Italia l’epidemia di Covid 19 non si era ancora manifestata, la diffusione della povertà nel nostro Paese si era ridotta, pur mantenendosi a livelli ben più alti di quelli registrati prima della recessione del 2008. Una notizia sicuramente positiva che - anche se con una serie di cautele - la stessa Istat collega all’introduzione del reddito di cittadinanza. Ma il quadro disegnato dall’istituto di statistica nella sua indagine sulla povertà rischia naturalmente di essere reso superato dalla tempesta in atto, che potrebbe avere conseguenze oggi difficili da prevedere: anche su fasce di popolazione in precedenza al riparo dal rischio di indigenza.

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IL CALCOLO
Dunque lo scorso anno si trovavano in condizione di povertà assoluta 1.674.0000 famiglie, circa 150 mila in meno rispetto al 2018. In termini percentuali, l’incidenza del fenomeno è scesa dal 7 al 6,4. Va ricordato che l’Istat misura la povertà assoluta in relazione non al reddito ma alla capacità di spesa delle famiglie; il termine “assoluta” indica che questa capacità è al di sotto di una certa soglia, variabile in base alla composizione del nucleo e all’area geografica. Ad esempio per un nucleo formato da una sola persona adulta che vive a Roma la linea si colloca a 804 euro: è “assolutamente povero” chi ha una capacità di spesa minore. La povertà relativa invece “scatta” quando una famiglia di due persone non riesce a raggiungere quella media di una singola persona a livello italiano: è un concetto che dipende insomma anche dalla situazione generale della popolazione. Se guardiamo non alle famiglie ma ai singoli individui, ricadono nella povertà assoluta 4.593.000 persone, circa 450 mila in meno rispetto allo scorso anno. La situazione è naturalmente differenziata nelle aree geografiche: l’incidenza delle famiglie povere è del 5,8 al Nord, del 4,5 al Centro e dell’8,6 al Mezzogiorno.

Differenza nella differenza, la povertà è rimasta sostanzialmente stabile nelle Regioni settentrionali (anzi con un certo incremento nel Nord-est), mentre è calata vistosamente nelle altre due grandi ripartizioni del Paese. E qui può forse entrare in gioco l’effetto del reddito di cittadinanza (richiamato nei commenti da vari rappresentanti del M5S tra cui la ministra Catalfo) anche se l’Istat si premura di avvertire nella sua nota metodologica che la platea dei percettori del reddito di cittadinanza e quella dei poveri assoluti sono solo parzialmente sovrapponibili. Il miglioramento del 2019 non cancella comunque alcune caratteristiche di fondo del fenomeno povertà in Italia. La prima corre sull’asse dell’età: l’Istat nota come l’incidenza della povertà sia decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento della famiglia. In sintesi «le famiglie di giovani hanno più frequentemente minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati».

L’incidenza è così dell’8,9% nei nuclei in cui la persona di riferimento ha tra i 18 e i 34 anni e del 5,1% in quelle con persona di riferimento oltre i 64 anni. Questa tendenza è accentuata dalla presenza di figli minori: le famiglie che ne hanno tre o più hanno un’incidenza della povertà assoluta pari al 20,2%. Abbastanza chiara anche la relazione inversa tra titolo di studio e diffusione della povertà. La situazione di indigenza inoltre (e nemmeno questa è una novità) è molto più alta tra gli stranieri: guardando ai singoli individui si passa dal 5,9 per cento dei cittadini italiani al 26,9 dei non italiani. A livello nazionale comunque anche le famiglie in cui è presente uno o più stranieri beneficia del calo della povertà registrato lo scorso anno.

LE GRANDI CITTÀ
In questo quadro emergono comunque un paio di dati in controtendenza. Il primo è l’incremento della povertà nei Comuni più piccoli del Nord-Est, quelli fino a 50 mila abitanti. Complessivamente però nelle Regioni settentrionali l’indigenza è più diffusa nelle grandi città rispetto ai Comuni più piccoli, compresi quelli delle aree metropolitane. Inoltre al Nord è in aumento già da due anni (è passata dal 3,1 al 4 per cento) l’incidenza della povertà tra i nuclei formati da soli italiani.

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