Superbonus e dintorni, un'euforia giustificata?

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di Marco Marcatili*
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Venerdì 24 Dicembre 2021, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 16:34

Da oltre un anno e mezzo in molti provano ad ammaestrarci su come saranno il mondo, la società, le città e l’economia nel post-Covid.

È scattata l’ansia di “riformismo”, in parte indotto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che rischia di farci ricadere, ancora una volta, nella perversione del “futuro automatico”. Per non consegnarci all’oroscopo o ad affascinanti fughe dalla realtà, possiamo avvicinarci ad accarezzare “come sarà il 2022” solo se consapevoli che il dopo più prossimo sarà più simile al durante che non al prima. La pandemia non è terminata e continueremo ad essere esposti nel durante-Covid. Qualsiasi nuova mutazione in grado di “bucare” i richiami vaccinali rappresenta un rischio poco calcolato, che potrebbe minare questa inedita spinta economica (in Italia +6,2% nel 2021 e +4,3% nel 2022), apparentemente rassicurante nel breve termine e basata su una spesa pubblica straordinaria, incerta nei suoi risultati attesi e ancora portatrice di distorsioni sociali.

L’ORIZZONTE INIQUO

 Stando alla più celebrata misura del Pnrr, il Superbonus 110% prorogato fino al 2023 e in décalage fino al 65% nel 2025, le evidenze del primo anno hanno già mostrato come, senza correttivi, la più grande misura espansiva del secolo in Italia rischia di diventare la misura più iniqua e regressiva. Da un lato, esclude le famiglie meno equipaggiate a valutare e selezionare i soggetti più affidabili e induce le imprese a dedicarsi prioritariamente a condomini socialmente meno difficili. Dall’altro lato, privilegia i territori maggiormente organizzati nella gestione di processi complessi sotto il profilo tecnico, finanziario ed amministrativo richiesti dalla normativa. Non siamo più al tempo della discussione sulla bontà di una misura che, nel tentativo di risollevare l’economia durante-Covid e raggiungere rilevanti obiettivi ambientali, utilizza la fiscalità generale per “regalare” valore immobiliare a 25 milioni di proprietari italiani. Siamo nel tempo della responsabilità di far arrivare a tutti l’ultima possibilità di intervenire sulla propria abitazione, migliorandone la sicurezza, il costo energetico, il comfort e il valore, anche se questo richiederà un tempo più lungo del 2023. La Commissione europea prevede che la congiuntura dell’Eurozona nel 2022 sarà caratterizzata da una espansione “stabile e sostenuta” attorno al 5% con l’aiuto del Pnrr. Nonostante in Italia siano in aumento i “crescenti venti contrari” - tra cui il rischio di continue interruzioni nelle catene di approvvigionamento in numerosi settori e l’aumento del costo delle materie prime – sono certamente evidenti gli elementi transitori dell’attuale impennata dei prezzi e la Bce non intende ripetere l’errore del 2011 quando, a fronte di rialzi inflattivi momentanei, attuò un atteggiamento restrittivo con fresche cicatrici per la crisi finanziaria.

Il quadro economico attuale potrebbe giustificare l’attendismo delle banche centrali, ma non può diventare autocompiacimento di fronte a possibili rischi per i prossimi mesi, principalmente connessi al Pnrr come strumento chiave a sostegno di questa ripresa. Dopo una comprensibile iniziale euforia, emergono almeno alcune domande più consapevoli. La prima è quante risorse, tra quelle disponibili, riusciremo realisticamente a spendere con l’attuale capacità progettuale, organizzativa e di funzionamenti pubblici. Alcuni avveduti rappresentanti delle istituzioni pubbliche locali, regionali e comunali, stimano che – senza un chiaro disegno organizzativo che preveda anche il coinvolgimento del “privato” in fase di co-programmazione e co-progettazione – non sarà speso più di un terzo delle risorse messe a disposizione dal Pnrr. Inoltre, su alcuni ambiti, come ad esempio il patrimonio residenziale privato, l’eccesso della domanda (secondo l’ultimo 110%Monitor di Nomisma ben 9 milioni di famiglie vorrebbero accedere al Superbonus), l’esiguità dell’offerta - che con 10 miliardi di euro già finanziati dallo Stato è stata in grado di offrire una risposta solo per uno 0,5% degli edifici residenziali italiani - e la scarsità dei fattori della produzione (materie prime e manodopera) rischiano di dissolvere qualche aspettativa di rilancio. La seconda è come faremo a realizzare in pochissimo tempo tutto quello che, per varie ragioni – anche di vincoli di bilancio e patti di stabilità – non siamo riusciti o non abbiamo potuto fare negli anni scorsi. Si pensi solo al complesso campo delle infrastrutture. Solo nel 2021 il Pnrr aveva previsto la realizzazione di cinque riforme e quattro saranno quelle da attuare nel 2022. Il ministero delle Infrastrutture (Mims) ha assegnato 37,2 miliardi dal Pnrr e 20,6 miliardi dal Piano complementare per pianificare, progettare, realizzare opere straordinarie nei settori del trasporto pubblico locale, reti ferroviarie, approvvigionamento idrico, piattaforme logistiche, eccetera. Senza un disegno industriale aggregativo delle imprese di piccole dimensioni e un’affidabilità dei pochi grandi general contractor, resta difficile poter immaginare uno sforzo realizzativo di simili dimensioni.

L’ULTIMO CONTO

 La terza domanda è in che modo le risorse aggiuntive potranno generare nuovo sviluppo sostenibile, capace di migliorare strutturalmente l’attivazione di nuovi flussi economici in grado di restituire l’enorme debito accumulato sulle spalle delle nuove generazioni. Demografia, ambiente, tecnologia saranno i driver di un’attesa ondata trasformativa, di fronte alla quale si vede al momento solo frenesia e poca visione. Emerge sempre più forte il dubbio che, di fronte all’incertezza globale, ad una certa inerzia istituzionale, alle rassicurazioni di routine, Next Generation Eu non fosse tanto il protagonismo di una nuova generazione (di minoranza) spinta da un rinnovato portato valoriale e capacità di guardare oltre, ma il bersaglio a cui inviare l’ultimo conto di una generazione over 50 (di maggioranza) forse non più in grado di sostenere questa svolta trasformativa sotto il profilo umano, tecnologico e ambientale. Il 2022 si rivela allora il tempo della “responsabilità aumentata” di tutti gli attori per progettare insieme le straordinarie risorse del Pnrr, sostenere il “pubblico” in questo difficile ruolo di regia, stimolare il “privato sociale” e allontanare il “privato rapace”.

*Economista e Responsabile Sviluppo Nomisma

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