Compiuti i vent’anni - l’entrata in circolazione risale all’1 gennaio 2002 - l’euro si prepara a diventare una valuta digitale.
L’età matura proietta la moneta comune (ad oggi adottata da 19 Stati europei su 27) pure nel cosiddetto Metaverso, una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. È un percorso a tappe serrate per fare della Banca centrale europea una delle pioniere assolute fra le banche centrali mondiali nella corsa alla creazione di un inedito: una valuta virtuale con corso legale garantito da una istituzione pubblica. La moneta digitale emessa da una banca centrale ha infatti un requisito ulteriore che manca alle criptovalute, come il Bitcoin o la Diem (la “stablecoin” di Facebook), i cui prezzi sono spesso volatili: nessuna delle monete virtuali attualmente disponibili sul mercato è emessa o supportata dalla reputazione di un potere pubblico statale o sovranazionale. Ma oltre a fare bene, bisogna anche fare in fretta: l’attivismo europeo prova infatti a seguire Pechino, che sta già testando in varie città il renminbi digitale e aspira a definire il nuovo standard mondiale delle Cbdc, le Central bank digital currencies.
IL PROGETTO
Ebbene, destinato a fare passi avanti nel nuovo anno è anche il progetto di euro digitale. Dopo mesi di raccolta di input e sperimentazione, in estate Francoforte aveva avviato l’istruttoria; la fase pilota è iniziata in autunno e durerà per tutto il 2022, puntando ad affrontare tutti i nodi che riguardano la messa a punto e la distribuzione stessa della moneta virtuale. «Il mondo si sta muovendo verso la digitalizzazione: sarà inevitabile attuare l’euro digitale. Dobbiamo renderlo un fattore di stabilità di progresso e inclusivo». Fabio Panetta, membro italiano del comitato esecutivo della Bce e principale responsabile dell’iniziativa targata Eurotower, ha sintetizzato di recente la portata innovativa del progetto: «Se fosse emesso, l’euro digitale avrebbe conseguenze rilevanti sia su temi di carattere economico-finanziario, quali la trasmissione della politica monetaria, la stabilità finanziaria o il funzionamento del sistema monetario internazionale, sia su aspetti di ampia rilevanza come gli equilibri geopolitici globali e i diritti fondamentali degli individui, quale il diritto alla riservatezza».
IL CONTANTE
Essendo una passività della Banca centrale, l’euro digitale non presenterebbe rischi di alcun tipo, ovvero di mercato, di credito e di liquidità, ha chiarito Panetta.
Il piano della Bce di sperimentare e adottare al più presto una valuta digitale rientra nella più ampia strategia dell’Unione europea di dotarsi di un’autonomia strategica nella crescente competizione multipolare tra potenze: rispetto a Cina e Russia, quindi, ma con una buona dose di indipendenza anche da alleati tradizionali come gli Stati Uniti, vista la volontà di Bruxelles di affrancarsi dal ruolo dominante del dollaro nel sistema finanziario internazionale e di rendersi pure indipendente dai provider di pagamento d’Oltreoceano, da Mastercard a Visa. L’autonomia strategica, specie se tecnologica, è il perno dell’agenda geopolitica della Commissione. Si intreccia con un altro dossier sulla via europea al digitale nella vita di tutti i giorni che a Bruxelles si evolverà nei prossimi mesi. Entro settembre 2022, infatti, gli Stati aderenti all’Unione dovranno avanzare delle proposte sulla definizione di un pacchetto di strumenti comuni, a cominciare dall’infrastruttura tecnica, per offrire ai cittadini “wallet” europei di identità digitale per l’accesso a servizi online senza dover utilizzare metodi di identificazione privati o condividere dati personali.
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