Whirlpool a Napoli chiude i battenti: in 400 licenziati con un sms

Whirlpool a Napoli chiude i battenti: in 400 licenziati con un sms
di Francesco Bisozzi
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Sabato 31 Ottobre 2020, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 07:37

Confermata la chiusura della Whirlpool di Napoli e per 400 lavoratori dello stabilimento di via Argine è l'inizio della fine. La notizia l'hanno avuta via sms dalla stessa azienda. Riceveranno lo stipendio per altri due mesi, dopodiché la multinazionale Usa valuterà come procedere: lo stop di tutte le attività produttive avrà effetto dalla mezzanotte di domenica. A nulla sono valsi i tentativi del governo che per convincere il board americano della multinazionale a cambiare idea era pronto a mettere in pista un nutrito pacchetto di incentivi. Per il ministero dello Sviluppo economico ormai non vi sono più gli strumenti per impedire il disimpegno dell'azienda. Sul piede di guerra i sindacati, che ieri hanno incontrato il premier Giuseppe Conte in videoconferenza. «Terremo duro su questa vertenza», ha garantito loro il presidente del Consiglio. Sono passati esattamente due anni, era il 30 ottobre del 2018, da quando l'allora ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio pubblicò un post su Facebook, rimasto negli annali, in cui annunciava trionfante che grazie all'accordo sul piano industriale raggiunto con l'azienda la Whirlpool non avrebbe licenziato nessuno. Quella che ha travolto gli operai di via Argine è in realtà una delle tante crisi industriali non risolte che l'ex inquilino del Mise ha lasciato in eredità al collega Stefano Patuanelli.

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«Per salvare lo stabilimento abbiamo anche chiesto agli americani di spostare in Italia produzioni localizzate altrove ma non ci hanno ascoltato», ha spiegato l'attuale numero uno del Mise.

L'accordo firmato con la multinazionale a fine 2018 prevedeva la continuità della produzione a Napoli. Il quartier generale Usa è giunto però alla conclusione che il sito non è competitivo sul piano globale. I sindacati temono invece che la casa madre punti a spostare in India le linee produttive presenti nella città partenopea. Per scongiurare lo stop delle attività produttive il governo era pronto a mettere a disposizione dell'azienda molteplici incentivi, partendo dalla decontribuzione al 30 per cento del costo del lavoro, sfruttando anche il fatto che le regole europee sugli aiuti di Stato sono stati disattivati per via dell'emergenza.

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L'OFFERTA
Offerta che l'amministratore delegato di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia, ha sottoposto all'attenzione dei vertici di oltre Atlantico, ma non è servito a niente. Per l'ad di Whirlpool Corporation Marc Bitzer non ci sono i margini per avviare una trattativa. Così la multinazionale in un comunicato: «Dal 1 novembre i dipendenti saranno esentati dal rendere la propria prestazione lavorativa presso il sito, fermo restando il mantenimento del rapporto di lavoro in essere l'azienda pagherà la piena retribuzione ai dipendenti fino al 31 dicembre 2020 con riserva di ulteriori valutazioni successive a tale data». Al Mise, ha confermato lo stesso Patuanelli, rimarrà aperto il tavolo di crisi. Perde quota nel frattempo l'ipotesi di un braccio di ferro giudiziario. Il premier Conte ha fatto notare che non è in questo modo che si garantisce la continuità aziendale. Ma i sindacati non ci stanno ad arrendersi. Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, la chiusura della fabbrica di Napoli rappresenta «un sopruso». Pure Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, ha chiesto al governo d'insistere: «La pressione deve continuare a tutti i livelli, non è possibile accettare una cosa del genere». Sulla stessa linea d'onda il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Per Francesca Re David di Fiom il governo deve mandare un segnale forte alle multinazionali: «La chiusura di Napoli significa dare loro mano libera». Rocco Palombella (Uilm) teme che la chiusura segni l'inizio di un'epidemia di licenziamenti.

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