Obbligati a crescere, il nuovo welfare. Fornero: «Serve riequilibrio, non solo pensioni»

Obbligati a crescere, il nuovo welfare. Fornero: «Serve riequilibrio, non solo pensioni»
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Giovedì 1 Ottobre 2020, 11:37 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 00:36

«Il nuovo welfare» è il tema del webinar organizzato dal gruppo Caltagirone Editore, secondo appuntamento di «Obbligati a crescere», andato in streaming oggi sui siti di Messaggero, Gazzettino, Mattino, Corriere Adriatico e Quotidiano di Puglia. 

La pandemia da Covid-19 ha mandato in tilt i tradizionali modelli di intervento sociale: i nuovi paradigmi mettono insieme pubblico e privato attorno a progetti che coinvolgono una parte sempre più crescente di lavoratori. Ne hanno discusso, moderati dal vicedirettore del Messaggero, Osvaldo De Paolini e dal giornalista Marco Barbieri, Walter Ricciardi, docente alla Cattolica e già presidente dell'Iss, l'ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, il presidente del Cnel, Tiziano Treu, e Marco Leonardi, consigliere del ministero dell'Economia.
 

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«Oggi tutti quanti capiscono quanto sia importante avere un sistema sanitario universalistico che non ti chiede la carta di credito», ha detto Ricciardi, descrivendo cosa è cambiato con la pandemia. Ricciardi ha sottolineato come il sistema sia arrivato ad affrontare l'emergenza «esangue» a causa dei tagli alla spesa ma ha rilevato anche come nella crisi il sistema italiano abbia dato il meglio di sé. E lo Stato, ha aggiunto, «ha fatto la sua parte con l'assunzione di 6mila medici e 16mila infermieri». Adesso per ripartire, secondo Ricciardi, è necessario concentrarsi sulle evidenze scientifiche. La prima è «il calo della fertilità», che rende il caso dell'Italia unico nel mondo, con una famgilia tipo composta da un figlio, due genitori, quattro nonni e due bisnonni. Ricciardi individua poi alcuni interventi da fare, a partire dal rafforzamento degli ospedali in funzione anti-Covid, la necessità di non avere medici di medicina generale assunti come liberi professionisti, l'attenzione ai territori e la digitalizzazione.

 
 


L'ex ministro Fornero ha posto l'accento sulla necessità di disegnare il welfare «avendo in mente la vita delle persone» e di arrivare a un ribilanciamento fra le generazioni. L'ex ministro ha evidenziato inoltre che «è necessario non pensare solo alle polizze di assicurazione perché ci sono ambiti in cui il mercato non arriva». Secondo Fornero il welfare italiano «ha distorsioni» perché «per troppo tempo si è concentrato sulle pensioni che assorbono due terzi delle risorse». E' arrivato il momento, ha continuato, «di raddrizzare la bilancia», indirizzata per troppo tempo a sfavore dei giovani. Per quanto riguarda la riforma delle pensioni, Fornero ha rilevato che è difficile pensare che alla scadenza di quota 100 nel 2021 si possa tornare alla legge che porta il suo nome perché si creerebbe uno scalone di 5 anni per l'uscita dal lavoro. Secondo l'ex ministro è necessario intervenire sulle aree di maggiore difficoltà sociale, puntando a un potenziamento dell'Ape. «Si potevano e si dovranno fare interventi mirati alla categorie deboli» e ai lavori più usuranti, ha aggiunto Fornero e non «individuando numeri magici da brandire nelle piazze a scopo elettorale», con un chiaro riferimento a quota 100 e al leader leghista Matteo Salvini.

 
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Il presidente del Cnel ha messo in rilievo che il welfare si deve adattare ai cambiamenti e che anche la formazione «è una componente essenziale del benessere della persona» e ha sottolineato che «la sanità non è solo cura ma anche prevenzione» e va adattata ai cambiamenti e all'invecchiamento della società. Secondo Treu è poi necessario che anche le persone in età anziana abbiano la possibilità di essere ancora attive. Non si può pensare solo a mandarle in pensione - ha proseguito - perché se «continuiamo con i prepensionamenti dopo chi è che sopporta una popolazione che ha un pensionato e un attivo, magari che è anche un lavoratore precario», si è chiesto. Una parte di questo lavoro lo può fare lo Stato, ma una parte anche le aziende, ha sottolineato ancora Treu, aggiungendo che un aiuto in questo senso può arrivare dallo smart working. Secondo il presidente del Cnel lo smart working non «è una cosa per cui uno ti manda a casa e ti dà un computer sulle ginocchia» ma «uno strumento per cambiare le relazioni e l'organizzazione del lavoro. Deve essere un mix fra presenza fisica al lavoro, che ci vuole, e delocalizzazione in altri luoghi». 

 
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Marco Leonardi, consigliere del ministero dell'Economia, nel suo intervento ha parlato di welfare aziendale, sottolineando che il governo ha raddoppiato a 516 euro l'anno la quota di retribuzione che è detassata o decontribuita per le imprese nel 2020. Leonardi ha però sottolineato che in questo momento il welfare aziendale non è la priorità e che il governo «è concentrato sulla cassa integrazione, la Naspi e su come trattare i lavoratori autonomi in questa crisi». Leonardi ha spiegato che il governo è ora al lavoro sulla prossima legge di bilancio e ha detto di aspettarsi per l'anno prossima una ripresa «solida e importante». La cassa integrazione, ha spiegato, ha frenato il calo dell'occupazione e proprio le risorse da destinare a finanziare gli ammortizzatori sociali sono uno dei dossier all'esame dell'esecutivo in questo momento. Leonardi si è poi soffermato soprattutto sul blocco dei licenziamenti, spiegando che a suo parere il divieto «non può essere la soluzione all'infinito» e si è augurato che la misura non venga prorogata ulteriormente. Leonardi ha infine affermato che lo smart working «se utilizzato intelligentemente» potrebbe entrare nei piani di produttività detassati delle aziende.


 

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