"La pandemia - osserva Vecchietti - ha riaffermato la centralità assoluta della salute che, come emerge dal IX Rapporto sulla Sanità Pubblica, Privata e Intermediata, realizzato dalla Fondazione Censis e da Intesa Sanpaolo RBM Salute, costituisce per quasi sette italiani su dieci la principale fonte di preoccupazione per il proprio futuro. Appare quindi sempre più necessario implementare un Sistema Sanitario Integrativo, basato sui Fondi Sanitari e le Assicurazioni, che possa "intermediare" la spesa sanitaria pagata direttamente dai cittadini per le cure erogate al di fuori del Servizio Sanitario Nazionale ampliando la capacità assistenziale del Sistema Sanitario del nostro Paese. Intesa Sanpaolo RBM Salute ha scelto di impegnarsi per contribuire al processo di digitalizzazione della sanità italiana che favorirà il ricongiungimento dei percorsi di cura tra pubblico e privato, l'ottimizzazione delle risorse e la riduzione della sovrapposizione tra prestazioni pubbliche e private".
"Lavorare per una reale attuazione di massa della telemedicina e della domiciliazione delle cure, già promosse dall'assicurazione sanitaria durante la pandemia, può diventare un fattore chiave per la sostenibilità del sistema sanitario del nostro Paese e per l'innalzamento della qualità delle cure garantite ai cittadini. Investire maggiori risorse sui protocolli di diagnosi precoce attraverso la mappatura dei rischi con metodiche di analisi genomica ridurrà l'incidenza prospettica dei cosiddetti big killer, le patologie più diffuse tra la popolazione. Gli strumenti di predictive underwriting e adaptive pricing consentiranno alle compagnie la definizione di polizze assicurative personalizzate che operino a protezione della mappatura dei rischi dell'assicurato", conclude Vecchietti.
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