Unicredit, nel primo semestre aumentano gli utili ma calano i ricavi

Jean Pierre Mustier, ceo Unicredit
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Mercoledì 7 Agosto 2019, 20:42
Primo semestre per Unicredit trainato soprattutto dalla vendita di Fineco. La banca  vede gli utili crescere del 51,7% a 3,2 miliardi (2,15 miliardi il rettificato) con la cessione degli immobili in Germania del primo trimestre e, nel secondo, di componenti eccezionali per 825 milioni di euro, effetto della vendita, a maggio, del 17% della banca multicanale a cui si contrappone (con una minusvalenza da 178 mln) quella di Ocean Breeze a Macquarie. Secondo trimestre che, pur in crescita (+81%) a 1,85 miliardi (1 miliardo il rettificato), è però sotto la media del consensus (2,2 miliardi) degli analisti. Ma ad incidere più di altro è il taglio sulle stime per l'anno dei ricavi (da 19 a 18,7 miliardi), con il titolo che a fine giornata lascia sul terreno il 4,94% a 9,76 euro.
«In un contesto come quello attuale, con tassi di interesse più bassi per un periodo più lungo di quello previsto, abbiamo deciso di modificare la nostra guidance», spiega il ceo, Jean Pierre Mustier che nel frattempo piazza, in linea con la strategia di riduzione dell'esposizione infragruppo, la vendita di 200 milioni di dollari di Titoli AT1 emessi dalla controllata turca Yapi. E a causa del difficile scenario di mercato i ricavi del trimestre scendono del 4,6% a 4,5 miliardi (4,6 le attese). Negative anche le commissioni (-3% a 1,6 miliardi) e il margine operativo lordo nel secondo trimestre a 2,1 miliardi (-4,9%) e a 4,3 miliardi nel semestre (-3%).

Cresce, invece, la raccolta da clientela che ha raggiunto 410,1 miliardi a fine giugno (+4,4%). Mentre si confermano la riduzione delle esposizioni creditizie deteriorate lorde (a quota 15,7 mld e per fine anno vicine ai 10 mld) e il contenimento dei costi (-4,4%) operativi (a fine 2019 indicati a 10,1 miliardi).
Portata a termine, in tal senso, la riduzione di 14.000 'Full time equivalent'. In termini di tagli Mustier, pur non commentando quelle che definisce speculazioni su altri 10 mila esuberi nel prossimo piano, spiega che, se ci saranno, verranno attuati in maniera socialmente responsabile. Peraltro, ed è l'unico numero che il manager dice, ammontano a 2.500 le uscite nel turn over naturale che ogni anno avviene nel gruppo. L'a.d «deve prendersi un impegno serio» e cioè che la banca «rimarrà a baricentro italiano», replica Lando Sileoni (Fabi). «Basta mezze verità, vogliamo chiarezza», aggiunge da First Cisl Riccardo Colombani. Nessuna indicazione arriva anche sulla creazione di una subholding tesa a riunire le attività estere. Il quartier generale e la quotazione sono e restano in Italia e di questo «siamo felici», sottolinea l'a.d che nel commentare i risultati («solidi»), ribadisce di essere «fiduciosi nei fondamentali dell'Italia e dell'Europa». Ora lo sguardo è rivolto ai prossimi mesi e al piano del 3 dicembre la cui presentazione sarà a Milano, e non a Londra, in caso di una Brexit no deal. Linee strategiche che saranno ancora fondate su una crescita organica, a cui Mustier e i suoi manager lavorano a testa bassa in «un fruttuoso scambio di vedute» con il board, sottolinea il presidente Fabrizio Saccomanni.

 
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