Salvatore Rossi: «Un nuovo Rinascimento per risollevare l'Italia», il libro del presidente di Tim

Salvatore Rossi: «Un nuovo Rinascimento per risollevare l'Italia», il libro del presidente di Tim
di Jacopo Orsini
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Giovedì 7 Settembre 2023, 14:03 - Ultimo aggiornamento: 14:07

L'Italia non è condannata al declino. Si possono abbandonare previsioni negative e pregiudizi e guardare ai fatti e ai numeri. Si scoprirà che accanto alle cattive notizie, tutte in gran parte note, ce ne sono anche alcune buone. Punti di forza da tenere a mente per uscire da un ventennio di stagnazione e bassa produttività. Il futuro insomma, in un mondo oltretutto in rapida e continua evoluzione, non è ancora scritto. C'è un filo conduttore tra il presente e il passato e ritrovare quel filo, puntando su quelle che da sempre, da quando era un mosaico di staterelli, sono alcune caratteristiche fondamentali della Penisola, potrebbe essere la chiave per tornare protagonisti. La capacità di coniugare il bello con l'utile, l'arte con l'innovazione, l'eleganza con la tecnologia.

LO SGUARDO

È dunque al passato, a quello che è stato per l'Italia il periodo «più prospero e fecondo dopo Roma antica», il Rinascimento, che invita a guardare Salvatore Rossi, economista, oltre quarant'anni passati in Banca d'Italia dove è arrivato a essere direttore generale e oggi presidente di Tim, nel suo libro uscito di recente per il Mulino e intitolato Breve racconto dell'Italia nel mondo attraverso i fatti dell'economia. Rossi ovviamente sa bene che il modo attuale di produrre beni e servizi è «incomparabile con quello di cinque secoli fa e non avrebbe alcun senso vagheggiare di invertire la direzione del tempo». Ma si può immaginare, aggiunge, un «ritorno in auge di alcune qualità nate in quell'epoca lontana».
L'analisi di Rossi parte mettendo a confronto l'economia e la società italiana con una serie di Paesi, la Francia e la Germania in Europa e gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone nel resto del mondo. Le grandi potenze mondiali in sostanza. L'ex direttore generale della Banca d'Italia, abituato a ragionare sui numeri, prima di procedere stila una lista di parametri quantitativi da usare. E avverte, in un'epoca in cui siamo bombardati da informazioni e dati di dubbio valore e serietà, sull'importanza di far riferimento solo a fonti affidabili e qualificate.

IL QUADRO

Che posto occupa dunque l'Italia nel mondo, oggi ma soprattutto in futuro? Non c'è una risposta secca, ammette Rossi. Il quadro tratteggiato è in chiaroscuro. Ma certamente si possono individuare due buone notizie. La prima è che l'Italia è creditrice netta nei confronti del resto del mondo. «Vuol dire - spiega l'autore - che la somma di tutti i crediti vantati dagli italiani nei confronti di non italiani, sotto ogni forma (titoli, azioni, partecipazioni, crediti commerciali, prestiti, e così via) è superiore alla somma di tutti i debiti». Citando il grande storico dell'economia, Carlo Maria Cipolla, significa che gli italiani non hanno mai smesso di inventare cose nuove che piacciono e si vendono all'estero.
Inoltre, e questa è la seconda buona notizia, l'Italia, pur essendo un paese di taglia media per popolazione (è venticinquesima al mondo), è la decima potenza economica mondiale. Ha quindi una capacità produttiva molto superiore a quanto sarebbe giustificato dal numero dei suoi abitanti.
Poi però ci sono anche le cattive notizie per l'economia italiana. Rossi ne individua in particolare sei. Si va dalla difficoltà a far lavorare le persone, in particolare le donne, alla bassa produttività, alla ridotta capacità di risparmiare.

FIDUCIA

Ma nell'elenco ci sono anche la fiducia parziale e sospettosa dei risparmiatori di tutto il mondo verso i titoli emessi dallo Stato italiano, una minore capacità di vendere all'estero servizi sofisticati e dispositivi ad alta tecnologia e infine la dimensione delle imprese «più piccole di quelle dei paesi con cui ci confrontiamo e competiamo su tutti i mercati».
Il mondo però sta cambiando e anche la globalizzazione sembra destinata ad assumere forme diverse con la nascita di aree geografiche più ristrette ma più omogenee politicamente e culturalmente. Una prospettiva che potrà offrire all'Italia «con la sua indubbia capacità di invenzione e di commercio, ma anche con le sue imprese di più modeste dimensioni, migliori opportunità».

LO SCENARIO

Rossi infine disegna lo scenario di un mondo che impari dalle crisi di inizio secolo a credere meno nelle virtù assolute del libero mercato senza limiti e regole, dell'essere globali e del benessere materiale senza tuttavia cadere nell'oscurantismo delle economie centralizzate, nelle tante piccole sovranità e nel pauperismo. Un mondo insomma dove l'Italia, anche se minacciata dal declino, può invece solo avanzare.
 
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