Uguaglianza di genere, solo il 18% dei dirigenti è donna

Uguaglianza di genere, solo il 18% dei dirigenti è donna
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Martedì 15 Dicembre 2020, 17:33
(Teleborsa) - In Italia solo il 18% delle posizioni regolate da un contratto da dirigente sono occupate da donne, una percentuale che negli ultimi dieci anni è cresciuta di appena lo 0,3%. Un dato a cui si aggiunge che il maggiore gap di retribuzione di genere si osserva proprio nei ruoli manageriali.

È quanto viene sottolineato nello studio sulle politiche di uguaglianza di genere sulla leadership femminile, realizzato dall'Osservatorio mercato del Lavoro e competenze manageriali di 4.Manager. Secondo il rapporto l'Italia ha progredito verso la parità di genere a un ritmo più sostenuto rispetto a molti Stati membri ma è ancora al 14esimo posto e se si osserva la velocità di progressione degli indicatori, bisogna constatare che di questo passo occorreranno più di 60 anni per conseguire la piena parità di genere.

Perplessità vengono sollevate anche sulle ultime innovazioni normative: l'analisi sugli effetti della legge Golfo-Mosca sulla parità di genere nei CdA delle società quotate e delle controllate pubbliche, dimostra che la norma è stata ampiamente applicata e ha determinato un notevole incremento del numero di donne che siedono nei board. Tuttavia, solo una esigua minoranza di imprese ha affidato a donne le posizioni apicali all'interno del CdA – ad o presidente – o ruoli ad elevata responsabilità e remunerazione.

Tra il 1977 e il 2018, in Italia il tasso di occupazione femminile è aumentato di 16 punti percentuali (dal 33,5 al 49,5), ma se si guarda al tasso di occupazione equivalente a tempo pieno, il Paese si trova all'ultimo posto della graduatoria europea con un punteggio pari a 31, contro il 59 della Svezia e il 41 della media europea. Difficoltà che permangono anche a livello culturale: se la polarizzazione tra Nord e Sud sui livelli di occupazione è evidente (nel 2018 aveva un'occupazione solo il 32% delle donne meridionali contro il 60% delle donne settentrionali), solo per un quarto degli italiani l'uguaglianza di genere è fondamentale (54% a livello europeo, all'84% degli svedesi e al 72% degli spagnoli, dati Eurobarometro).

Lo studio ha evidenziato inoltre diverse dimensioni legate al gap retributivo relative, ad esempio, all'impatto della maternità, dove la perdita reddituale delle donne occupate è del 35% nei due anni che seguono il parto e del 10% negli anni successivi, e alla minore presenza femminile nei settori a maggiore remunerazione, (tecnologia, ingegneria, finanza, ecc.).
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