Ucraina, nessun accordo su nuove sanzioni contro Mosca: veto dell'Ungheria su stop al petrolio

Ucraina, nessun accordo su nuove sanzioni contro Mosca: veto dell'Ungheria su stop al petrolio
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Martedì 17 Maggio 2022, 09:45
(Teleborsa) - Nessun accordo a Bruxelles su un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina che includa anche il petrolio di Mosca. "Sfortunatamente non siamo riusciti a raggiungere un accordo sull'embargo al petrolio russo", ha dichiarato ieri sera l'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell. Resta insuperabile infatti il veto posto dall'Ungheria che ha chiesto maggiori rassicurazioni per la propria sicurezza energetica.

Budapest dipende totalmente dal greggio di Mosca ed essendo priva di accesso al mare non ha la possibilità di compensare con le navi le forniture via tubo. Ecco perché la Commissione, in una limatura delle bozze, aveva proposto un regime particolare per Budapest, concedendole un'esenzione all'embargo fino al 2024. Lo stallo, però, non è stato superato né al livello del Coreper, ovvero i rappresentanti permanenti dei 27 presso l'Ue, né al passaggio successivo, quello dei ministri degli Esteri. Ora, con ogni probabilità, si dovrà salire ancora di più, portando il dossier al tavolo dei leader: la prima data disponibile appare quella del consiglio straordinario sull'Energia, previsto per il 30-31 maggio. Il Governo ungherese ha chiesto per compensare le sue perdite tra "i 15 e i 18 miliardi di euro".

"Se vuole far passare l'embargo - ha chiarito il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó - si deve esentare il greggio via oleodotto". "L'Ungheria – ha ribadito il presidente Viktor Orbàn – non bloccherà le sanzioni dell'Ue purché non rappresentino un rischio per la nostra sicurezza energetica".

Nel frattempo Kiev, attraverso il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, si è detta "delusa". "L'intera Unione Europea è ostaggio purtroppo di un Paese che non ci aiuta a trovare il consenso", ha dichiarato il collega lituano Gabrielius Landsbergis, tra i più attivi nel perorare la causa dell'embargo. Anche Luigi Di Maio si è detto contrariato per la china ormai imboccata. "L'Italia - ha sottolineato - non pone veti al sesto pacchetto di sanzioni, che va approvato il prima possibile; è evidente che l'Ue deve imboccare un percorso di riforme per superare il principio dell'unanimità, che le vieta di prendere rapidamente alcune decisioni".

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