Ucraina, a Piazza Affari la guerra è già costata 100 miliardi

Ucraina, a Piazza Affari la guerra è già costata 100 miliardi
di Jacopo Orsini
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Sabato 5 Marzo 2022, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 16:47

La guerra in Ucraina e l'incubo nucleare spaventano le Borse. Nel giorno dell'attacco russo alla centrale atomica di Zaporizhzhia i listini europei affondano. E mentre Stati Uniti ed Europa studiano nuove azioni per costringere Mosca a fermare le armi, Vladimir Putin avverte: «Altre sanzioni peggioreranno le cose». A Washington e Londra cresce infatti la pressione per colpire direttamente il gas e il petrolio russo per mettere alle corde il regime ed evitare che le entrate derivanti dall'esportazione delle materie prime bilancino i danni delle sanzioni. Una mossa delicata però per tutti i Paese europei, come l'Italia, che dipendono fortemente dalle forniture energetiche dell'ex Unione sovietica.

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In questo clima di altissima tensione ieri il listino tricolore ha chiuso con un tonfo del 6,2%, confermandosi il peggiore in Europa e scendendo ai minimi dal febbraio dell'anno scorso.

Dall'inizio del conflitto Piazza Affari ha ceduto il 13% e dai massimi di inizio gennaio il 20%. In una giornata i mercati europei hanno bruciato circa 394 miliardi di capitalizzazione, 36 miliardi solo Milano. Piazza Affari da quando è iniziata l'invasione russa ha visto volatilizzarsi quasi 100 miliardi di capitalizzazione. Ieri sono crollate comunque anche Parigi (-5%), Francoforte (-4,4%) e Londra (-3,6%), mentre a New York il Dow Jones ha limitato le perdite allo 0,5%. Ancora chiusa invece la Borsa di Mosca, ferma per il quinto giorno consecutivo per evitare il collasso, mentre le agenzie di rating continuano a declassare il Paese. «La guerra in Ucraina e le sanzioni imposte possono avere implicazioni per il settore finanziario che si estendono ben oltre l'area del conflitto», ha sottolineato l'americana S&P Global Ratings.


L'ANDAMENTO
Nel frattempo la guerra continua a far volare i prezzi delle materie prime. Sempre ieri il petrolio a Londra ha guadagnato il 7% a 117 dollari al barile, picco dal 2008. Il gas è salito invece del 27% a 204 euro per Mwh (+156% l'impennata in un mese) nonostante le rassicurazioni di Gazprom che ha garantito il regolare invio di metano in Europa attraverso l'Ucraina. Salito anche il prezzo del carbone (+12% a 415 dollari a tonnellata), quasi triplicato rispetto ai primi di gennaio, con l'aumentare dei timori di tutti i Paesi europei per gli approvvigionamenti energetici. Uno scenario che spinge a riconsiderare il carbone per produrre elettricità. In Italia si ipotizza anche di riaprire le centrali già chiuse alimentate con questo combustibile fossile in caso di emergenza.

Tornando alle azioni, sul listino milanese pioggia di vendite sulle banche e in particolare ancora una volta nel mirino soprattutto Unicredit, per la sua esposizione in Russia, che ha chiuso con un calo del 14% a 9 euro (-36% dall'inizio del conflitto). Ancora peggiore la scivolata di Tim, che ha lasciato sul terreno quasi il 16% ma per i conti in pesante rosso e il nuovo piano che non ha convinto gli investitori.

Passando alle valute l'euro è scivolato sotto la soglia di 1,1 dollari per la prima volta da maggio 2020, mentre si è attestato a 160 punti il differenziale tra Btp e Bund tedeschi (in salita dai 155 del giorno prima) ed è sceso all'1,53% il rendimento del Btp decennale italiano.


Intanto la tempesta che si è scatenata sui listini potrebbe congelare le nuove quotazioni a Piazza Affari, dopo i 48 debutti registrati sul mercato l'anno scorso. La paura della guerra rischia infatti di far slittare a tempi migliori gli sbarchi sul mercato già programmati per questo periodo.

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