Intanto Kiev prova a sbloccare, almeno in parte, l'export dei suoi cereali aprendo due corridoi via terra, uno verso la Polonia e l'altro verso la Romania e tentando di attivarne anche un terzo con i baltici. Il trasporto via terra consente esportazioni limitate, ben al di sotto dei flussi in tempi normali, ma è la strada su cui sta lavorando anche l'Ue in attesa di possibili sviluppi nelle trattative con Kiev e Mosca per sbloccare i porti. A Bruxelles si punta soprattutto sulla "carta Romania" utilizzando la regione del Delta del Danubio, che confina con il distretto di Odessa, per fare uscire il grano dall'Ucraina usando i canali navigabili. Un'opzione ventilata anche nel corso della visita lampo della presidente Ue, Ursula von der Leyen, questo weekend a Kiev, in vista del via libera che la commissione si appresta a dare allo status di candidato dell'Ucraina.
Ma restano ancora alcuni nodi da sciogliere. Almeno 5 capitali infatti sono al momento contrarie alla concessione dello status a Kiev. Altre sono indecise. La missione in preparazione nella capitale ucraina da parte di Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mario Draghi, potrebbe essere un cruciale punto di svolta. "Il mio auspicio è che, fra vent'anni, potremo dire di aver preso la giusta decisione", ha sottolineato von der Leyen. Zelensky, ancora una volta, ha ribadito l'importanza di un simile gesto da parte dell'Ue: "Tenerci fuori dall'Ue va contro la stessa Europa", ha scandito in un videomessaggio.
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