Com'è andato il turismo nel 2018 e come si prevede che andrà nel 2019?
Palmucci: «Abbiamo buone prospettive per il 2019. Lo scorso anno il settore alberghiero ha registrato buone performance e l’obiettivo che ci siamo prefissati è quello di far scoprire, sotto la spinta propulsiva delle città classiche come Milano, Venezia, Firenze e Roma, tutte quelle destinazioni ancora poco note al turista internazionale».
Roscioli: «Nel 2018 il turismo è andato molto bene, a Roma abbiamo avuto circa un 3% in più di presenze rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda il 2019 è ancora presto per poterlo dire, inoltre nei primi tre mesi si è registrata una flessione. Se dovessimo mantenere la stessa percentuale di aumento del 2018, sarebbe un buon risultato».
Il settore del turismo quanto incide sull'economia e sul Pil?
Palmucci: «Questo settore riveste un ruolo strategico per lo sviluppo, la competitività e per la crescita dei livelli occupazionali del sistema Italia con un’incidenza nel 2018 del 13% sul Pil nazionale che, secondo le proiezioni del World Travel & Tourism Council, nel 2028 vedrà raggiungerà il 14,3% con il 16,5% degli occupati e l’8% dell’export italiano».
Quali misure potrebbe adottare il Governo per favorire l'occupazione, soprattutto giovanile in questo campo professionale?
Palmucci: «Il turismo offre sempre più opportunità ai giovani dal comparto alberghiero alla ristorazione. Il capitale umano è una variabile strategica e il WEF (World Economic Forum,) nell’evidenziare nella media complessiva la scarsa qualificazione degli addetti, pone l’Italia tra le posizioni più basse nella graduatoria europea. Sul fronte istituzionale è compito dei vari Ministeri competenti osservare con attenzione ciò che rotea attorno al turismo per fronteggiare i rapidi cambiamenti in atto sul mercato e potenziare, modificare e arricchire, di volta in volta, l’offerta formativa della scuola di ogni ordine e grado».
Roscioli: «Bisognerebbe creare dei presupposti per una crescita, per esempio togliere tutta una serie di imposte sul turismo come la tassa di soggiorno o l'Imu. Questa eccessiva tassazione non permette lo sviluppo del settore, diversamente da quello che avviene negli altri Paesi. Infine è necessario dare una risposta a tutto il mondo della share economy, cioè di quell'economia sommersa prodotta prevalentemente da Airbnb attraverso una rete di appartamenti in affitto dove la gente ci lavora, ma non è regolare. Quindi se si cercasse di normalizzare questo fenomeno, secondo me entro il 2023 potremmo anche raggiungere i 300/350 mila addetti ufficiali e regolari quindi con tutte le tutele del caso».
La formazione quindi può giocare un ruolo importante?
Palmucci: «È fondamentale puntare sulla qualità della formazione e su un costante aggiornamento da destinare alle nuove generazioni che scelgono di operare nel nostro settore. Anche il mondo alberghiero è influenzato in parte dalla cosiddetta quarta rivoluzione industriale e dalle nuove professioni legate al digitale, che ovviamente caratterizzano alcune nostre mansioni e si accostano tutta una serie di figure professionali tradizionali che continueranno ad esistere perché imprescindibili dal fattore umano».
Roscioli: «Oggi si va verso una preparazione più specifica di questo settore dai corsi di laurea a quelli di formazione ai master. Si sta cominciando a lavorare su questo fronte e bisogna continuare su questa strada, perché la formazione è un elemento fondamentale per la qualità del servizio».
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