La Federalberghi esprimendo apprezzamento per il pronunciamento, conferma la necessità di bonificare un sistema
inquinato dalle fake review. «È di pochi mesi fa - ricorda la federazione degli albergatori - la sentenza del Tribunale penale di Lecce, che ha definito un crimine il fatto di scrivere recensioni false sotto falso nome ed ha inflitto nove mesi di carcere a uno »spacciatore« di fake review, che scriveva e vendeva recensioni false utilizzando un'identità falsa». «Ma l'opera, seppur meritoria, della magistratura - aggiunge la Federazione - non è sufficiente a mettere ordine in un mercato che viaggia alla velocità della luce. Basti considerare che è stato necessario attendere quattro anni per ottenere un giudizio definitivo del Consiglio di Stato su un singolo episodio contestato».
Ad avviso di Federalberghi, «la soluzione non può che risiedere in una robusta affermazione del principio di
responsabilità. Il primo passo che i portali devono compiere per radicare un sistema in cui prevalgano le vere recensioni, scritte da veri clienti, che raccontano una vera esperienza, è un deciso stop alle recensioni anonime e ai nickname di comodo. Ognuno deve essere libero di esprimere la propria opinione. Ma le persone che leggono la recensione e l'azienda che viene recensita hanno diritto di conoscere la reale identità dell'autore e di sapere se sta raccontando frottole o un'esperienza autentica».
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