Per la transizione verso un'economia green serve "il massimo impegno da parte della politica ma anche degli imprenditori che si cimenteranno in questo tipo di trasformazione che dovranno coniugare la sostenibilità economica con quella sociale e con quella ambientale. Il sistema si regge se entrambe queste sostenibilità in qualche modo sono accontentate".
Gli accordi sul clima, ha proseguito, "sono assolutamente da rispettare ma dobbiamo chiederci come questi possano essere declinati nella realtà di oggi e nelle prospettive di un processo di transizione che sicuramente lascerà sul campo delle ferite sociali, avrà delle conseguenze in termini occupazionali". E' "una missione di grande pregnanza" che assegna alla "politica industriale di questi anni una valenza impensabile fino a qualche tempo fa, non possiamo pensare cioè che le libere forze del mercato alla fine creino un nuovo assetto. Queste sono comunque fondamentali, la concorrenza è comunque fondamentale, ma non possiamo lasciare" questo processo alla gestione della "mano invisibile che potrebbe produrre disastri inimmaginabili in termini sociali e con ricadute politiche".
Alcuni settori sono "oggettivamente destinati a uscire fuori produzione, dalla plastica alle raffinerie, all'automotive ormai indirizzato verso l'elettrico e l'idrogeno. Questi settori che occupano ormai centinaia di migliaia di posti di lavoro, diretti o indiretti in questo paese hanno una scadenza stabilita per legge, una sorta di eutanasia decisa a livello politico - ha ribadito il Ministro - Noi dobbiamo organizzare la fase di uscita da questi settori e fare in modo che a livello territoriale anche alcune aree non vengano desertificate".
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