Tonno in scatola, è crisi: colpa di mari più caldi e rincari. Produzione nazionale cala dell'8%

Il giro d’affari cresce a 1,55 miliardi, ma l’aumento è legato all’inflazione

Tonno in scatola, è crisi: colpa di mari più caldi e rincari. Produzione nazionale cala dell'8%
di Carlo Ottaviano
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Sabato 3 Giugno 2023, 21:30 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 02:50

Anche l’umile – ma buonissima – scatoletta di tonno sott’olio risente dei cambiamenti climatici. A pagarne le spese sono le industrie conserviere, ma presto a cascata potrebbero essere i consumatori. Bastano pochi esempi relativi ai costi di produzione. Il riscaldamento delle acque del mare spinge il pesce a immergersi più a fondo costringendo le marinerie a viaggi più lontani e dispendiosi. Nel 2022 i tonni pescati nel Pacifico – materia prima di gran parte della produzione italiana – sono stati pagati il 30% in più. Poi, la siccità che ha colpito l’Europa ha fatto crollare la produzione di olive e quindi di olio il cui impiego in Italia è indice di tradizione. A fine maggio il prezzo dell’olio base – tra i 6 e i 9 euro al chilo – indicava quotazioni mai viste nei mercati all’ingrosso. 

LA SITUAZIONE
«Purtroppo – precisa Simone Legnani, presidente dell’Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare – temiamo che la situazione si accentuerà ulteriormente».

Come se non bastasse, i maggiori costi energetici hanno causato altri aumenti. Così, per esempio, la latta della scatoletta da 80 grammi influisce per il 30% sul costo finale, quando solo pochi anni fa il suo valore non toccava il 5-10 % del totale. «Solo la metà degli aumenti – lamenta Legnani – è stata assorbita dalla Gdo con relativa contrattazione, la restante parte ha pesato sui bilanci delle aziende».

Insomma, numeri alla mano, non è un buon periodo per uno dei comparti simbolo del made in Italy alimentare, che comunque si conferma secondo produttore europeo di tonno in scatola. L’Ancit ha registrato nel 2022 un calo del 7,70% della produzione (77.411 tonnellate) e del 4,47% delle esportazioni (31.824 tonnellate, principalmente in Europa verso Germania e Grecia e più lontano in Canada, Arabia Saudita ed Emirati Arabi). Le importazioni – dato particolarmente negativo – sono state di 100.613 tonnellate (+7,86%). Il giro d’affari dell’industria italiana è stato di 1,55 miliardi di euro che diventano 1,87 miliardi comprendendo anche le altre conserve (sgombri, acciughe, sardine). L’aumento dell’11,91% sul 2021 per il tonno in scatola e del 5,33% per le altre conserve è merito (più correttamente: demerito) del peso dell’inflazione. 

«Il settore – commenta il presidente Legnani – ha resistito contenendo al massimo l’impatto ma ha risentito pesantemente della crisi in atto e il fatturato è aumentato perché guidato dall’inflazione». Fortunatamente i consumi, soprattutto a livello pro capite (circa 2,55 kg l’anno) si sono riallineati al 2019 e alla situazione pre Covid. Il numero di addetti – 1.500 – è consolidato da anni, ma il calo dei margini nei bilanci delle aziende fanno temere riduzioni di personale e tagli. «Temiamo – continua Legnani – che l’attuale situazione permanga e che caratterizzi anche la seconda parte di quest’anno ma faremo di tutto per contenere ancora l’impatto negativo, compatibilmente con le difficoltà che ci troveremo a fronteggiare. Quella delle conserve ittiche è una filiera e proprio le sue caratteristiche non ci consentono di vedere la luce a breve termine. A fronte di questo scenario, non possiamo che sperare in una riduzione dei costi a monte». 

IL SOSTEGNO
Un aiuto – chiedono le aziende – potrebbe arrivare dallo Stato. In particolare, superando «l’ingiusta penalizzazione che colpisce le industrie che trasformano e commercializzano prodotti ittici in materia dei cosiddetti aiuti di stato de minimis». La disciplina europea dispensa dal controllo comunitario gli aiuti considerati modesti (inferiori ai 200 mila euro per ciascuna impresa, nell’arco di un periodo di tre anni) ritenendoli ininfluenti sulla concorrenza e negli scambi commerciali. Dobbiamo poter beneficiare – sollecitano gli industriali del settore – degli stessi massimali previsti per le altre imprese, a partire dal quadro temporaneo di aiuti alle imprese concesse a seguito dell’aggressione della Russia all’Ucraina. «Nonostante tutto – conclude Legnani – il nostro impegno sarà quello di continuare a garantire al consumatore la sicurezza alimentare, la qualità, l’eccellenza e gli stessi standard alti per cui tonno in scatola e conserve ittiche sono fortemente apprezzati anche in momenti di difficoltà». 

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