Il Consiglio di Stato, con una decisione assunta il 12 dicembre scorso dalla sesta sezione presieduta da Sergio Santoro, accogliendo il ricorso di Tim e delle altre società (Alpitel, Ceit Impianti, Sielte, Sirti, Site e Valtellina) ha stabilito che l'Autorità deve riesercitare la funzione amministrativa e che da ciò può derivare o una archiviazione o l'individuazione di una ipotesi di intesa restrittiva per effetto. Gran parte della multa di 28 milioni era a carico di Tim (21,5 mln), mentre le altre società venivamo sanzionate per importi minori: Alpitel 133.000 euro; Ceit Impianti 782.000 euro; Sielte 2,3 mln euro; Sirti 1,9 mln; Site 1 mln; Valtellina 340.000 euro).
In sostanza il Consiglio di Stato afferma, accogliendo le contestazioni
di Tim, che all'epoca (aprile - luglio 2012) come anche dopo il 2017,
non esisteva un mercato della manutenzione correttiva concorrenziale,
e che cosa ben diversa erano gli accordi di SU che in tale regime Tim
liberamente concordava con gli Olo. Da ciò discende che non può
condividersi l'affermazione dell'Antitrust secondo cui l'intesa in
questione sarebbe una intesa restrittiva per oggetto.
Tuttavia il CdS rileva che le condotte accertate dall'Agcom non sono
senz'altro corrette e l'Autorità conserva il potere di accertare una
loro eventuale persistente illiceità (evidentemente riesercitando la
funzione in contraddittorio).
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