Tasse sul lavoro, il taglio con un decreto: vantaggi per 14 milioni di dipendenti

Tasse sul lavoro, il taglio con un decreto: vantaggi per 14 milioni di dipendenti
di Luca Cifoni
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Venerdì 17 Gennaio 2020, 01:15 - Ultimo aggiornamento: 18:42

Estensione del bonus 80 euro per chi già lo percepisce (e continuerà dunque a fruirne nella stessa forma del credito d’imposta) detrazione d’imposta per i lavoratori dipendenti con reddito ai fini fiscali tra i 27 mila e i 35 mila euro l’anno, con andamento decrescente e azzeramento intorno ai 40 mila euro per le retribuzioni di importo superiore. Lo schema che il governo presenterà oggi ai sindacati in tema di taglio delle tasse sul lavoro è sostanzialmente pronto, con un paio di variabili ancora da definire. 

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Nello stesso incontro l’esecutivo inizierà a mettere sul tavolo le linee guida della più complessiva riforma dell’Irpef, proponendo sostanzialmente alle confederazioni uno scambio: tutto quello che si potrà recuperare dall’intervento su agevolazioni fiscali e aliquote Iva sarà destinato alla riduzione dell’imposta per la generalità dei contribuenti, a partire da ceto medio e famiglie.

 

Tasse sul lavoro, novità sul cuneo fiscale


Il primo provvedimento, quello dedicato al cosiddetto cuneo fiscale, prenderà probabilmente la forma di un decreto legge. Sul piatto ci sono i 3 miliardi stanziati quest’anno, che diventeranno 5 (salvo incrementi della dotazione) a partire dal 2021. L’ipotesi di base prevede l’estensione secca del bonus 80 euro, che passerebbe a 100 mensili per i lavoratori dipendenti con imponibile tra gli 8.150 e i 26.600 l’anno. Al di sopra di questa soglia scatterebbe invece la maggiorazione - sempre per almeno 80 euro mensili - dell’attuale detrazione d’imposta, fino ad un tetto di 35 mila euro. Sono ancora da definire alcuni dettagli, come il “raccordo” tra le due fasce di contribuenti, visto che attualmente il credito d’imposta voluto dal governo Renzi va a scalare a partire dai 24.600 euro; ugualmente ci sarà un meccanismo di decalage per i dipendenti che guadagnano (sempre in termini di imponibile Irpef) fino ai 40 mila euro, i quali quindi avranno un beneficio via via più ridotto fino ad azzerarsi.

La soluzione tecnica di usare la detrazione (invece del credito d’imposta) per coloro che fino ad oggi sono stati esclusi dal bonus sarà comunque sottoposta al parere dei sindacati e potrebbe essere rivista in favore del bonus fisso da 80 euro; che avrebbe però l’inconveniente statistico di figurare anche a livello europeo come erogazione sociale e non come allentamento della pressione fiscale. In tutto i lavoratori coinvolti dall’intervento sarebbero circa 14 milioni: per quelli finora esclusi dagli 80 euro il beneficio potrebbe anche prendere la forma più visibile dell’una tantum.
 
 

La seconda parte del ragionamento con le parti sociali riguarderà la futura riforma dell’Irpef, da impostare tramite legge delega. Qui il governo cercherà di non entrare nel dettaglio, limitandosi a chiarire che le risorse disponibili per l’operazione saranno quelle “liberate” dalla razionalizzazione degli attuali sconti fiscali e dall’aumento mirato dell’Iva per una serie di prodotti: dovrebbero scattare quindi, ma solo parzialmente, le clausole di salvaguardia sulle imposte indirette che per il prossimo anno valgono circa 20 miliardi. La partita è molto importante anche per i sindacati: si attendono di incassare qualcosa di concreto e tangibile per i propri iscritti (inizialmente solo quelli in attività lavorativa). Ieri il numero uno della Cgil Maurizio Landini ha fatto sapere, preventivamente, che in caso di mancata intesa scatterà la mobilitazione.
 

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