Tasse in ritardo, interessi triplicati: dallo 0,3 si passa allo 0,8%

Tasse in ritardo, interessi triplicati: dallo 0,3 si passa allo 0,8%
di Giusy Franzese
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Mercoledì 19 Dicembre 2018, 11:29 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 18:29

Il rischio Italia - che il Tesoro sui mercati sta scontando con il rialzo dello spread tra Btp e Bund e quindi sui tassi di interesse che deve pagare per convincere i grandi fondi e investitori a continuare a comprare i nostri titoli di Stato - si farà sentire anche nelle tasche dei contribuenti ritardatari.

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Dal primo gennaio 2019, infatti, l'interesse legale applicato alle tasse versate in ritardo sarà quasi tre volte più alto: passerà dall'attuale 0,3% allo 0,8%. Lo ha deciso il Ministero dell'Economia con un decreto del 12 dicembre e pubblicato lo scorso 15 dicembre in Gazzetta Ufficiale.

La revisione del tasso di interesse legale è una facoltà che la legge prevede possa essere applicata «sulla base del rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a dodici mesi e tenuto conto del tasso di inflazione registrato nellanno». Vista l'inflazione stagnante, era da tempo che il tasso viaggiava a livelli bassi con un trend in discesa. Per rimanere all'ultimo decennio, troviamo un tasso legale al 3% nel 2009, sceso repentinamente all'1% nel 2010, in altalena poi nei tre anni successivi, fino all'1% del 2014. Livello rispetto al quale poi si è sempre tenuto molto più basso: 0,5% nel 2015, 0,2% nel 2016, 0,1% nel 2017, 0,3% nel 2018. E adesso il balzo.

A incidere sicuramente l'andamento dei rendimenti dei Bot, che a partire dal giugno scorso (con il nuovo governo) sono ritornati in territorio positivo causa soprattutto aumento della percezione del rischio Italia e quindi dello spread.

L'IMPATTO
Chi l'altro giorno, quindi, non è riuscito a pagare Imu e Tasi, farebbe bene ad approfittare di questi ultimi giorni di dicembre. Il nuovo tasso legale scatterà infatti dal primo gennaio 2019 e varrà anche per i ritardatari della pace fiscale.

Prendiamo ad esempio un contribuente che ha una seconda casa nel comune di Roma, per la quale avrebbe dovuto pagare (ma non l'ha fatto per i motivi più svariati) 600 euro di Imu come acconto a giugno e altre 600 euro come saldo entro il 17 dicembre: se versa il tutto entro il 31 dicembre pagherà solo 0,97 centesimi in più come interessi legali per l'acconto di giugno (più 22,50 di sanzioni) e appena 0,07 centesimi (più 8,40 di sanzioni) per il ritardo del saldo. Se aspetta a fare i pagamenti a gennaio dovrà applicare per i giorni di ritardo ricadenti nel 2019 l'interesse dello 0,8%. Se pagasse il 14 gennaio, quindi, gli interessi legali sia sull'acconto che sul saldo salirebbero ciascuno di ulteriori 1,85 euro (più le sanzioni). Ovviamente, a fronte di un numero maggiore di giorni di ritardo e di importi da versare alti, più l'aumento del tasso legale di interesse inciderà sul conto finale.

Stesso discorso vale per le nuove misure legate alla pace fiscale che da gennaio prossimo vedranno un tasso di interesse maggiorato dello 0,5% e quindi le rate dei nuovi condoni previsti dal decreto fiscale (definizione agevolata dei processi verbali di constatazione, definizione degli atti del procedimento di accertamento, chiusura delle liti pendenti) saranno più onerose.

A ogni modo difficile che l'aumento del tasso di interesse legale, per quanto quasi triplicato rispetto all'attuale ma comunque basso, possa far modificare i comportamenti dei contribuenti.
Nel frattempo l'aumento dello spread sta impattando anche sui nuovi mutui e sui nuovi prestiti alle imprese: a novembre, rileva lAbi (associazione bancaria italiana), il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è risultato pari a 1,91% (1,88% ad ottobre 2018) mentre quello sui nuovi finanziamenti alle imprese è risultato pari a 1,54% rispetto all'1,52% del mese precedente.

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