Gentiloni: «Niente taglio delle tasse con i fondi del Recovery»

Gentiloni: «Niente taglio delle tasse con i fondi del Recovery»
di Giusy Franzese
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Mercoledì 2 Settembre 2020, 07:27
Nessun anticipo quest'anno. La prima tranche dei soldi stanziati dal Recovery Fund (all'Italia spettano 209 miliardi di euro) sarà erogata non prima di aprile-maggio del prossimo anno. «Quest'anno ci sono i fondi Mes e Sure». A chiarirlo, smentendo recenti voci, è il Commissario europeo per l'Economia Paolo Gentiloni in collegamento da Bruxelles per l'audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio e Politiche dell'Ue di Camera e Senato. Ma non è l'unica informazione importante. Gentiloni sottolinea anche altri due aspetti: le risorse del Recovery Fund non potranno essere usate per tagliare le tasse e comunque il 35% deve essere destinato a progetti e riforme ecosostenibili. La restante parte dovrà rispettare il principio «do no harm», cioè non dovranno essere progetti dannosi per l'ambiente, che vanno in direzione contraria all'obiettivo della transizione ecologica per l'economia Ue, che entro il 2050 dovrà essere neutra in termini di emissioni climalteranti.

Niente anticipo del 10%, quindi, a breve giro. Gentiloni spiega anche il perché: il 15 ottobre verranno presentate solo le bozze dei piani nazionali, i documenti formali di ripresa e resilienza potranno arrivare a Bruxelles da gennaio. Da quel momento «servono due-tre mesi» per l'iter di approvazione da parte della Commissione e del Consiglio Europeo (la prima ha tempo 8 settimane per la raccomandazione al Consiglio; quest'ultimo a sua volta ha altre 4 settimane di tempo per decidere a maggioranza qualificata). All'atto dell'approvazione», quindi in teoria anche entro il «primo semestre del prossimo anno, ci sarà una prima erogazione del 10% dell'ammontare del piano di Recovery. Le altre erogazioni avverranno a cadenza semestrale, due volte l'anno» spiega Gentiloni, il quale tiene a ricordare che l'erogazione di una prima tranche dei fondi nel 2021 è già una novità positiva introdotta dal Consiglio Europeo, poiché in precedenza si prevedevano esborsi solo in base al compimento di determinate tappe.

LE LINEE
Chiarita la tempistica il Commissario Ue è entrato poi nei contenuti. «I Piani nazionali non saranno redatti a Bruxelles né imposti da Bruxelles, ma proposti dai 27 paesi» ha assicurato. Ma questo non significa che la Ue farà solo da notaio. «È chiaro che la commissione non è un intermediario finanziario per trasferire risorse a scatola chiusa ai paesi, ma ha l'obbligo di verificare che i piani siano in linea con le priorità comuni» e con quelle specifiche per i diversi paesi. E le priorità sono tre: transizione ambientale, aumento della «resilienza e sostenibilità sociale» delle economie nazionali, innovazione digitale. «Guai» se lItalia pensasse di utilizzare le risorse del Recovery Fund per «ridurre le tasse», avverte Gentiloni Non che sia escluso del tutto. «In maniera molto mirata e limitata» si può anche fare. «Può essere che, per raggiungere un certo obiettivo di riforma, si possano prevedere, temporaneamente, interventi di natura fiscale, ma guai a pensare che usiamo 200 miliardi di euro per ridurre le tasse. Sarebbe davvero un messaggio sbagliato» afferma il commissario Ue. E gli altri Paesi non ce lo consentirebbero.

LA SFIDA
Insomma i piani nazionali per il Recovery Fund non devono essere «una raccolta di esigenze e di emergenze», «un catalogo delle spese», ma devono rappresentare «il coraggio di scegliere e di guidare la ripresa». Gentiloni è chiarissimo: «O lo facciamo oggi o sarà difficile farlo in un'altra occasione. È una sfida cruciale». Vale per tutti i 27 paesi Ue, ma ancor di più per l'Italia che soffre di «basso tasso di crescita e livello elevato del debito», problema quest'ultimo «che non scomparirà».

Intanto però i rubinetti europei inizieranno a erogare fondi già in questa ultima parte dell'anno con gli altri programmi: il Sure, per l'occupazione; e il Mes, per la sanità. «Il Mes consentirebbe prestiti fino al 2% del Pil per ciascun Paese e sono finalizzati al tema sanitario. L'obiettivo è fondamentale, dobbiamo rafforzare la resilienza dei nostri sistemi sanitari e dobbiamo farlo adesso» ricorda Gentiloni. Chiarendo ancora una volta un aspetto cruciale che sta ingessando le scelte italiane: «non ci sono condizionalità». Inoltre i tempi per ottenere i fondi sono «immediati», mentre invece l'opportunità è valida per due anni. Attingere alle risorse del Mes sulla sanità - ha aggiunto - comporta un vantaggio per l'Italia di 6-7 miliardi maggiore» rispetto a quello calcolato per il prestito Sure. Parole che per i dem non lasciano dubbi: i fondi del Mes per la sanità vanno richiesti e utilizzati. «È tempo di mettere da parte dubbi e diffidenze e agire con buonsenso» dice Graziano Delrio. Ma nei Cinquestelle resta il no: sul Mes «la nostra posizione è sempre stata contraria. Il M5s non ha nessuna intenzione di prendere risorse europee mettendo a repentaglio il futuro delle prossime generazioni, in termini di sicurezza, di sovranità» taglia corto il viceministro dell'Economia Laura Castelli.
 
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