Partite Iva, la rata sarà mensile: proposta del direttore delle Entrate

Partite Iva, la rata sarà mensile: proposta del direttore delle Entrate
di Luca Cifoni e Umberto Mancini
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Domenica 19 Luglio 2020, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 12:45

 Troppe tasse certo. Ma anche, e forse soprattutto, troppi adempimenti, che poi in alcuni periodi dell’anno si concentrano in scadenze che somigliano a giorni del giudizio. È il messaggio che arriva costantemente dal mondo delle partite Iva; le polemiche di queste ore sul mancato rinvio del termine fissato a domani 20 luglio - pur se in un anno certamente eccezionale - segnalano ancora una volta la delicatezza di questi temi, che però non sono di solito quelli più discussi quando si parla di riforma fiscale.

Ma il nodo della semplificazione del sistema è uno di quelli che il ministero dell’Economia sta prendendo più seriamente in considerazione in vista dell’autunno, quando dovrà essere definito almeno un pezzo del riassetto del fisco. Anche Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, è favorevole a una drastica razionalizzazione del panorama normativo esistente. E sul tema delle scadenze per i contribuenti ha un’idea ben precisa sul come togliere gli adempimenti a lavoratori autonomi e imprese: trasferirli all’amministrazione fiscale stessa che oggi è in grado di occuparsene grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia.

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«Ogni anno assistiamo a un calendario che slitta e si adatta alle esigenze dei cittadini e a quelle dell’erario - spiega Ruffini al Messaggero - ecco, forse il tema delle scadenze potrebbe essere un buon punto di partenza per il secondo capitolo della riforma fiscale c’è un modo per uscire da questo labirinto una volta per tutte».
La situazione attuale è quella in cui un’impresa soggetta a Irpef, solo prendendo in considerazione questo tributo insieme a Irap e Iva (e tralasciando quindi Imu, Tari, bollo, concessioni e altri ancora) si trova a dover fare da un minimo di 11 a un massimo di 31 versamenti l’anno. E questo anche se non ha dipendenti.

L’idea allora è che il fisco possa chiedere ogni mese o ogni trimestre al contribuente se autorizza il prelievo dell’imposta dovuta, con tutte le compensazioni già fatte in automatico o il riconoscimento di un credito per le successive scadenze. Il numero dei versamenti scenderebbe da un minimo di 4 a un massimo di 12, con un impegno molto ridotto per il contribuente e un conguaglio in sede di dichiarazione. Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate l’effetto di decongestionamento sarebbe immediato, da entrambe le parti: «Con questo sistema è possibile cancellare tutto il meccanismo attuale di acconti e saldi, nonché la ritenuta sui redditi di lavoro autonomo ed evitando così a monte il sorgere di crediti di imposta versata in più che il fisco dovrebbe poi rimborsare». Quasi un cambio di paradigma, che guarda a un rapporto diverso tra stato e contribuente. In sintesi «il “fisco di massa” ha bisogno di automatismi, deve essere un fisco automatico, ma controllabile». 

In realtà il progetto è ancora più ambizioso e prevede un ripensamento della modalità con cui vengono determinate le imposte alle piccole e piccolissime attività d’impresa. Ruffini la chiama «cash flow tax» immaginandola come un meccanismo in grado di far ripartire investimenti e produzione in questa fase. Si tratterebbe di estendere il sistema di tassazione per cassa consentendo l’immediata deducibilità degli investimenti, invece di diluirla nel tempo con gli ammortamenti. A questo punto le tessere del mosaico si andrebbero a incastrare. «La fatturazione elettronica ci fornisce già gran parte dei dati necessari per la dichiarazione Iva, che potrebbe essere precompilata come gli scontrini. Poi la cash flow tax, se pienamente applicata, potrebbe cancellare alcune voci meramente contabili, come ammortamenti, rimanenze, accantonamenti rendendo possibile una precompilata Irpef anche per i titolari di partita Iva. Infine, una volta che il fisco sarà in grado di precompilare le dichiarazioni annuali Irpef delle partite Iva, potrebbe farlo anche calcolando mese per mese quanto deve incassare o restituire».

Da qui la possibilità di addebitare le somme dovute sul conto corrente del contribuente ovviamente con la sua autorizzazione, o di compensare le perdite nel primo periodo successivo utile. «Il sistema dei prelievi mensili - conclude Ruffini - sostituirebbe quello dei saldi e acconti che creano spesso problemi di liquidità». Proprio quelli che le imprese hanno evidenziato nei giorni scorsi per chiedere la proroga della scadenza di luglio.
 

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