Tasse, bonus per chi è in regola. Il viceministro Maurizio Leo: «Con la pagella chi è onesto pagherà meno»

Il viceministro dell’Economia: «La riforma ha anche lo scopo di attrarre gli investitori esteri che spesso hanno evitato l’Italia a causa di un regime troppo oneroso e complicato»

Tasse, bonus per chi è in regola. Leo: «Con la pagella chi è onesto pagherà meno»
di Andrea Bassi
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Lunedì 3 Aprile 2023, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 05:57

Viceministro Maurizio Leo, lei ha scelto di illustrare la sua riforma fiscale, tra i primi, agli investitori esteri della City di Londra. Come mai?
«Tra le debolezze del sistema-Italia c’è sicuramente la scarsa attrattività per gli investimenti esteri e non c’è dubbio che il regime fiscale rappresenti uno degli ostacoli maggiori, ancorché non l’unico. La legge delega di riforma, che il Parlamento si appresta a esaminare, si pone, tra gli altri, l’obiettivo di rimediare a questo limite. Bisogna ovviamente ridurre il carico tributario, rispettando le compatibilità finanziarie, ma bisogna anche semplificare il sistema e dare certezze a chi guarda con interesse al nostro Paese. E bisogna anche saperlo spiegare bene». 

Il prossimo anno partirà la Global minimum tax del 15%. Nessun Paese potrà tassare meno di così le imprese, così che anche le big tech come Google o Facebook dovranno iniziare a pagare le tasse. La riforma come intercetterà tale passaggio? 
«La revisione dell’Ires verrà ovviamente realizzata all’interno del quadro di riferimento internazionale che entrerà in vigore nel 2024, appunto con la Global minimum tax.

Si dovrà abbassare l’aliquota Ires, perché alcuni crediti di imposta e agevolazioni non saranno più compatibili. Ma noi faremo di più: avremo una nuova Ires, con base imponibile più ampia modulata su due aliquote, con l’intento di far pagare meno chi più assume e investe».

In che misura verrà tassato il reddito?
«Con un’aliquota base inferiore al 24% attuale, vedremo quale sarà il livello, e con un’aliquota agevolata se una parte del reddito verrà investita, in nuove assunzioni o beni strumentali innovativi, e se non ci sarà distribuzione di utili». 

Nella delega, oltre alla riduzione delle aliquote, è previsto anche un meccanismo di concordato preventivo biennale e di “cooperative compliance”. In sostanza un dialogo permanente tra Fisco e contribuente. Come funzionerà e che obiettivi ha?
«In realtà stiamo pensando a un sistema più articolato, che va nella direzione di cambiare verso alla fiscalità del nostro Paese. Partiamo dai soggetti più piccoli, fino a 5 milioni di ricavi/compensi, ai quali si applicano gli Isa, gli indicatori sintetici di affidabilità fiscale che, appunto, attribuiscono ai contribuenti un voto. Immaginiamo che uno di questi soggetti abbia un buon voto Isa, pari 8: l’amministrazione gli potrà proporre un patto – un’adesione 4.0, potremmo dire, che dovrà durare almeno un biennio – in modo che egli abbia la certezza della stabilità del suo rapporto con il fisco. Immaginiamo, invece, un soggetto con voto Isa basso, diciamo 3: con archivi informatici, banche dati, informazioni delle fatture elettroniche e tutto ciò combinato con analisi predittive e intelligenza artificiale, l’amministrazione potrà proporre anche a questo contribuente un’adesione 4.0, in modo che il suo voto Isa arrivi a un livello accettabile. Ebbene, se questo soggetto accetta di pagare più di quanto pagava prima, anche lui riceverà in cambio semplificazioni, certezze e altre misure premiali». 

E per i soggetti più grandi? 
«Lei ha giustamente citato la cooperazione rafforzata. Vogliamo progressivamente abbassare il limite di volume d’affari per accedere a questo regime particolare. Ci vorrà tempo, certo. Ma in prospettiva possiamo puntare ad abbassare il limite di volume d’affari a 100 milioni di euro (attualmente è 1 miliardo). La nostra idea è di rafforzare il ruolo dell’Oic (l’ente che emana i principi contabili per la redazione dei bilanci, ndr) incaricandolo di elaborare documenti interpretativi per settore. Sulla base di questi documenti, un soggetto pubblico, abbiamo Sose oppure Sogei, vedremo con chi muoverci, potrà elaborare i cosiddetti Tax Control Framework settoriali, ovvero le procedure per definire un sistema di controlli interni sui processi e sulle transazioni che hanno effetti di natura tributaria». 

A questo punto come dovrà agire il contribuente?
«Potrà redigere il proprio Tax Control Framework, che dovrà essere certificato da un professionista con adeguate competenze ed esperienze. Infine, un altro professionista, sempre con alte e comprovate conoscenze, potrà apporre il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi. Accettare questa procedura comporterà l’accesso a un sistema di premialità e di certezze».

Abbiamo visto come funzionerà il meccanismo per i piccoli e per i grandi. In mezzo resta un’ampia area di soggetti medio-grandi. Come pensate di affrotarla?
«Su di loro dovrà essere fatto uno sforzo importante in termini di controlli, anche grazie al fatto che avremo liberato risorse oggi destinate ai controlli, oggettivamente pochi, fatti sui piccoli e sui soggetti di maggiori dimensioni». 

Pensate di attrarre anche i super ricchi, con questo meccanismo?
«Si può immaginare una “cooperative compliance” su misura per queste persone fisiche. Ci sono ambiti, penso ai trust, alle operazioni in criptovalute e altro, che dovrebbero essere meglio definiti per rendere davvero il nostro paese attrattivo». 

Nell’ultimo decreto è stata approvata una norma di non punibilità dei reati tributari. Chi fa accordi con il Fisco e paga tutto il dovuto non subirà più un processo penale. Per le opposizioni è un regalo agli evasori. È davvero così?
«Chi lo dice o è in malafede o non conosce le norme del diritto penale tributario. Le norme, previste dall’articolo 13 del decreto legislativo 74 del 2000 modificato con la mini-riforma del 2015, già ora prevedono che i reati per omesso versamento di ritenute, omesso versamento dell’Iva e compensazioni di crediti non spettanti, non siano punibili se, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, i debiti tributari, incluse sanzioni e interessi, risultino pagati. Lo stesso articolo prevede che se il debito è in fase di estinzione mediante rateizzazione, è concesso un termine di tre mesi per il pagamento, prorogabile dal giudice di altri tre mesi».

Insomma, non si tratta di una vera novità.
«Mi spiego meglio. Che cosa abbiamo fatto con il decreto bollette? Abbiamo semplicemente offerto maggiori garanzie a chi sceglie di aderire alla tregua fiscale. Per gli stessi reati indicati sopra, solo ed esclusivamente nel caso in cui il contribuente abbia aderito a una delle modalità previste dalla tregua fiscale, si prevede che il procedimento penale venga sospeso su richiesta del contribuente. E, quindi, per un periodo più ampio rispetto a quello ordinariamente previsto – ricordo che il pagamento della tregua fiscale può richiedere anche 20 rate trimestrali – chi aderisce alle opportunità indicate dalla legge 197/2000, potrà beneficiare della non punibilità fino a prima della pronuncia di appello. Sia chiaro che se anche una sola delle rate dovute in base alla tregua fiscale non verrà pagata, l’amministrazione lo comunicherà all’autorità giudiziaria e il procedimento penale riprenderà il suo iter».

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