Ad inizio ottobre era stato raggiunto in seno all'OCSE un accordo tra 136 Paesi rappresentativi del 94% del PIL mondiale su un pacchetto di riforme delle regole fiscali internazionali da attuare nel 2023, fondato su due pilastri: una aliquota minima globale del 15% e la redistribuzione del gettito a favore dei paesi dove le multinazionali realizzano il business. Un sistema che dovrebbe agire come deterrente alla tassazione di vantaggio praticata da alcuni Paesi.
L'OCSE ha stimato che la tassa minima vedrà i Paesi raccogliere circa 150 miliardi di dollari di nuove entrate all'anno, mentre i diritti di tassazione su più di 125 miliardi di dollari di utili verranno spostati nei Paesi dove le grandi multinazionali realizzano i loro profitti.
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze commentando l'accordo transitorio ha sottolineato che "rappresenta una soluzione pragmatica che aiuta a garantire che i Paesi citati possano concentrare i loro sforzi collettivi sulla riuscita attuazione dello storico accordo" e "consente la cessazione delle misure commerciali adottate in risposta alle imposte sui servizi digitali".
"Nel complesso, questo accordo politico bilancia attentamente le prospettive di diversi paesi - sottolinea una nota del MEF - ed è un'ulteriore dimostrazione del nostro impegno a lavorare insieme per raggiungere un consenso e per realizzare riforme multilaterali di vasta portata che aiutino a sostenere le nostre economie nazionali e le finanze pubbliche"
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