«Superbonus, ridurre la stretta». Palazzo Chigi: nessun dietrofront

Pressing del Parlamento sul governo per cambiare subito la norma anti-frodi

«Superbonus, ridurre la stretta». Palazzo Chigi: nessun dietrofront
di Andrea Bassi
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Venerdì 4 Febbraio 2022, 22:35 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 11:23

Il congelamento da parte di Poste e della Cassa depositi e prestiti di tutte le operazioni di “sconto” sui bonus edilizi, ha lasciato il segno. Senza i due “motori” pubblici, soprattutto il primo, che ha acquistato oltre 4 miliardi di crediti fiscali derivanti dal Superbonus, il mercato è di fatto inceppato. Tutte le forze politiche, dal Movimento Cinque Stelle, al Pd, da Italia Viva a Fratelli d’Italia, hanno chiesto al governo un intervento urgente. Un nuovo decreto per allentare la stretta sulle cessioni dei crediti introdotta con il Decreto Sostegni Ter, ora in discussione al Senato. Ma Mario Draghi e il ministro del Tesoro Daniele Franco tengono il punto e hanno stoppato le richieste in questo senso.

Il rischio ora, è che si crei una nuova spaccatura tra governo e Parlamento come già era avvenuto per lo stop al bonus sulle villette, introdotto dal Tesoro ma poi caduto sotto i colpi incrociati dei partiti. Le avvisaglie già ci sono. Poste e Cdp, i due «maggiori compratori del credito dalle aziende», ha spiegato Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e padre del Superbonus al 110%, «chiudono mettendo in ginocchio un settore che muove miliardi di investimenti ogni mese, composto da migliaia di imprese e professionisti».

Il decreto ristori, aggiunge, «sta diventando un decreto che fa chiudere le imprese invece di aiutarle». 

 

SI MUOVONO TUTTI

Emiliano Fenu, capogruppo in Commissione Finanze del M5S, ha annunciato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo di fare in modo che Poste e Cdp non blocchino l’acquisto di crediti fiscali legati ai bonus edilizi. Ma sono tutte le forze di maggioranza che si muovono. Daniele Manca, senatore del Pd e membro della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, dove il Decreto Ristori Ter ha iniziato il suo iter, annuncia che il suo partito «intende lavorare ad un emendamento per rimodulare la norma anti-frodi del governo in modo da consentire una doppia cessione dei crediti. Ma», aggiunge, «sarebbe auspicabile un intervento per decreto del governo». Una linea condivisa da tutti i partiti. «Già in sede di definizione del decreto», spiega la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, «avevo fatto presente l’impatto che la norma anti-frodi avrebbe avuto sul settore. Adesso sarebbe meglio che il governo intervenisse con un nuovo decreto di urgenza per correggere la rotta». 

 

Il pressing del Parlamento è insomma fortissimo. Diversi emendamenti sono già pronti. Il minimo comune denominatore delle proposte, è permettere che i crediti fiscali possano circolare liberamente almeno tra gli intermediari finanziari. La norma anti-frodi che limita a una sola cessione la circolazione dei crediti, infatti, mette in difficoltà soprattutto le banche più piccole. Generalmente i crediti acquisiti da queste ultime, vengono poi ceduti ad altri soggetti. Anche perché le piccole banche hanno una “capacità fiscale” limitata. Ossia possono compensare solo fino a un certo punto i crediti. Ma come si farebbero a evitare le truffe? Anche qui le proposte vanno più o meno tutte nella stessa direzione: quella di creare una piattaforma di “tracking” della documentazione alla base del credito maturato con i bonus.

Fatture, asseverazioni, certificazioni, dovrebbero essere sempre disponibili per una verifica da parte di chi compra il credito fiscale. Un meccanismo di cui, in realtà, i grandi gruppi bancari, da Intesa a Unicredit, passando per Bper e Mps, si sono dotati sin dall’inizio. Tanto è vero che le grandi banche non sono rimaste coinvolte, almeno fino ad ora, nei meccanismi di truffa emersi. Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno confermato di essere ancora operative sulla cessione dei crediti, proprio grazie alle piattaforme anti-frode di cui si sono dotate per tempo. Ieri intanto a Piazza Affari, Poste ha perso il 6,2 per cento, penalizzata proprio dalle notizie relative al congelamento della piattaforma di sconto del Superbonus e all’aumento del rendimento dei Btp dopo il meeting della Banca centrale europea, dal quale sono emerse maggiori preoccupazioni sull’andamento dell’inflazione. 

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