Governo e Parlamento sono alla ricerca di una (difficile) soluzione per riattivare il Superbonus e salvare le 30 mila aziende che secondo la Cna rischiano il fallimento. Nel decreto aiuti, che la prossima settimana entrerà nel vivo della discussione alla Camera, potrebbe essere approvata una norma per consentire alle imprese di “conservare” i crediti nei propri cassetti fiscali in attesa di trovare un compratore. Per capire perché questa norma sia importante, è necessario fare un passo indietro. Le banche hanno interrotto l’acquisto dei crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi. Così il mercato si è bloccato. E tutto il meccanismo si è inceppato. Il cerino è rimasto in buona parte in mano alle imprese di costruzione. Molte di loro hanno accettato lavori senza farsi pagare direttamente dai committenti, ma usando il sistema dello sconto in fattura. A pagare dovrebbe essere in pratica lo Stato attraverso il bonus fiscale. Fino a qualche mese fa queste imprese, avevano la certezza che una banca, le Poste, la Cassa depositi e prestiti, o anche un’altra impresa, avrebbero comprato quel credito fornendo la liquidità necessaria. Che a sua volta sarebbe servita a pagare i fornitori e gli operai. Senza poter cedere il credito le aziende vanno in affanno. Diverse sono ormai alla canna del gas.
IL GRIDO D’AIUTO
Il grido d’allarme è arrivato fino in Parlamento, dove è in discussione il decreto-aiuti.
IL PASSAGGIO
L’idea è di allargare questa “quarta cessione” a tutti i correntisti con Partita Iva e con un bilancio superiore a 50 mila euro. Se, insomma, la banca ha un cliente in debito con il Fisco, gli venderebbe il credito dell’impresa di costruzioni in modo da permettergli la compensazione garantendogli un piccolo guadagno sull’operazione. Su questi temi la prossima settimana si dovrebbe tenere un confronto tra governo e maggioranza. Per adesso il governo ha messo un unico ma importantissimo paletto: qualsiasi modifica non deve essere onerosa per lo Stato. Come dire, si può sbloccare il pregresso, ma la cinghia sul Superbonus deve restare stretta. Del resto quello che pensa della misura Mario Draghi lo ha detto chiaramente («Non mi piace»). E anche per questo non sarà semplice far passare un’altra proposta planata in Parlamento e firmata da quasi tutti i gruppi parlamentari. Quella cioè di uno scambio tra i crediti fiscali dei bonus acquistati dalle banche con Btp.
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