Superbonus, ultima mediazione: decreto Aiuti bis ancora in bilico

Passi avanti dopo una maratona di trattative. Attesa una soluzione sul nodo dei crediti fiscali

Superbonus, ultima mediazione: decreto Aiuti bis ancora in bilico
di Michele Di Branco
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Martedì 13 Settembre 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 11:33

Passi avanti ma senza ancora una soluzione definitiva. Il caso Superbonus tiene in ostaggio il decreto Aiuti bis da 17 miliardi messo a punto dal governo ad agosto per alleviare le difficoltà di famiglie e aziende alle prese con i costi del caro energia e dell’inflazione. Dopo un weekend e un inizio settimana di trattative serrate sull’asse Palazzo Chigi-Mef-partiti ieri sera ancora non si era sbloccata la partita che ha fatto slittare già di diversi giorni il via libera del Parlamento. E che rischia di rallentare anche il varo, da parte dell’esecutivo, del terzo decreto aiuti, atteso per la fine della settimana sempre che le Camere abbiano approvato la richiesta di utilizzare i 6,2 miliardi di entrate in più tra luglio e agosto. La riunione tra governo e maggioranza è stata comunque aggiornata a stamattina.

GLI INTERMEDIARI

«Nessun ricatto, il Movimento 5 Stelle è pronto a ritirare i suoi emendamenti per fare ripartire la cessione dei crediti e salvare 30-40mila aziende che falliscono», ha garantito ieri il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte.

Ma per arrivare al traguardo servono risposte rapide e un intervento che, nel merito, riveda la responsabilità in solido in capo alle banche e gli altri intermediari che acquistano i crediti d’imposta generati dai bonus edilizi. Tutti i partiti sono a favore dello sblocco del meccanismo ma sulla via da seguire ancora non c’è l’intesa, che fa rinviare di ora in ora la seduta delle commissioni al Senato chiamate all’esame degli emendamenti.

La proposta dell’esecutivo - ancora mai arrivata formalmente sul tavolo - dovrebbe prevedere che la responsabilità solidale resti in piedi solo nei casi di dolo e colpa grave, o se emerge in maniera inequivocabile una frode e chi ha acquistato il credito non ha fatto adeguati controlli. Ma su questa formulazione, stando a quanto fanno filtrare i partiti, ci sarebbe ancora una resistenza di Palazzo Chigi. Il premier Mario Draghi in particolare, teme un effetto a valanga di illegalità. Il braccio di ferro, tra l’altro, sarebbe anche sulla data a partire dalla quale applicare le nuove norme (un’ipotesi sarebbe per le cessioni dal 2 maggio in poi ma si tratta ancora). Certo, una soluzione andrà trovata anche perché già la scorsa settimana Fratelli d’Italia aveva posto come condizione l’ok al decreto bis prima di sedersi per dare l’assenso all’uso dell’extra-gettito fiscale dei mesi estivi.

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E il tempo è oramai agli sgoccioli tra la campagna elettorale, giunta alle ultime due settimane, e gli impegni del premier che dal 19 settembre sarà per tre giorni a New York per l’assemblea generale dell’Onu. Al suo rientro mancherebbero appena due giorni al voto. Ma l’intenzione è di portare in Consiglio dei ministri il nuovo decreto, ribattezzato Aiuti ter, entro venerdì per mettere in sicurezza anche i prossimi 12-13 miliardi complessivi (che si aggiungono ai circa 50 miliardi stanziati finora per far fronte alla crisi energetica e al caro bollette). Le risorse andranno in gran parte alle imprese, per prorogare ed eventualmente rafforzare il credito d’imposta, mentre sul tavolo rimane ancora anche la Cig scontata. Per le famiglie potrebbe arrivare un ampliamento della platea del bonus sociale: oggi si applica fino ai 12mila euro di Isee ma questo tetto potrebbe salire. 

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