Superbonus, il presidente Ance: «Il decreto anti-frodi affonda le costruzioni, riattivare Poste e Cdp»

Il presidente Gabriele Buia: "Così si danneggia la crescita"

Superbonus, il presidente Ance: «Il decreto anti-frodi affonda le costruzioni, riattivare Poste e Cdp»
di Andrea Bassi
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Venerdì 11 Febbraio 2022, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 04:40

A sentire le parole pronunciate in Parlamento da Gabriele Buia, presidente dell'Ance, l'associazione dei costruttori, non si può che notare l'ossimoro. La contraddizione nel nome dato dal governo al provvedimento per risollevare le imprese rispetto alle norme contenute nel testo. Un decreto battezzato «sostegni» che rischia, ha detto Buia, di «affondare» un settore, quello delle costruzioni, che fino ad oggi è stato uno dei motori della ripresa.
I VINCOLI
«La stretta alla circolazione dei crediti fiscali introdotta dal provvedimento», ha spiegato Buia, «limita fortemente la cessione dei bonus fiscali anche per le iniziative in corso e sta di fatto bloccando tutte le operazioni, comprese quelle legittime e prive di qualsiasi profilo patologico».

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Ed in effetti nel mercato sta emergendo un fenomeno che si potrebbe definire dei crediti in ostaggio. Chi ha avviato le pratiche di cessione nelle settimane scorse in diversi casi non riesce più ad avere risposta sull'esito, ne positiva e neppure negativa. In questo modo è come se i crediti restassero in una sorta di limbo. Con il tempo che scorre inesorabile, visto che le cessioni del 2021 devono perfezionarsi entro il prossimo mese di marzo. Il problema centrale continua ad essere il blocco delle piattaforme di Poste e della Cassa depositi e prestiti.
«Lo scorso 3 febbraio, Poste, il più importante player nel 2021, che secondo fonti di stampa ha acquistato 4 miliardi di euro di bonus», ha ricordato Buia, «ha sospeso la piattaforma per l'acquisto dei crediti fiscali fino a che la normativa non sarà cristallizzata.

Cassa Depositi e Prestiti», ha aggiunto il presidente dei costruttori, «sta valutando l'opportunità di proseguire con l'acquisto di crediti fiscali. Il divieto di effettuare ulteriori cessioni oltre alla prima impedisce alle imprese di utilizzare i crediti per il pagamento delle forniture necessarie ai cantieri», ha aggiunto ancora Buia. E inoltre, non consente a molte banche di piccole e medie dimensioni di cedere sul mercato secondario. Questi istituti sono caratterizzati da capienze fiscali limitate e per questa ragione stanno decidendo anche loro se continuare, o meno, ad operare su questo mercato. «L'uscita dei player pubblici, come Poste e Cdp, caratterizzati da attivi fiscali di diversi miliardi di euro, e di quelli più piccoli, vicini al territorio, determinerà - avverte Buia - una forte riduzione della domanda di acquisto di crediti fiscali».

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LE CONSEGUENZE
La conseguenza, secondo l'Ance, è anche che imprese e famiglie sono scettiche riguardo alla capienza fiscale complessiva degli operatori finanziari rimasti sul mercato perché potrebbe essere fondato il rischio di non trovare compratori nella seconda parte del 2022.
Il governo sta comunque lavorando a un provvedimento per riattivare il mercato degli sconti in fattura e delle cessioni dei crediti. L'intenzione è di procedere con una doppia norma. La prima servirà a riattivare le cessioni multiple almeno tra gli intermediari vigilati dalla Banca d'Italia. Almeno fino a quando non sarà possibile dotare tutti i crediti di un bollino di garanzia che permetta a tutti gli acquirenti di verificare la bontà di quanto acquistato. La seconda norma servirà a scongelare in qualche modo i crediti sequestrati. Ieri la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle Entrate hanno ricordato che sono stati messi sotto chiave ben 2,3 miliardi di euro posseduti dagli intermediari che li hanno scontati. Gli intermediari rischiano di dover iscrivere a perdita di bilancio questi crediti verso lo Stato sequestrati.

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La norma dovrebbe permettere di allungare la vita dei crediti sequestrati una volta che saranno liberati. Questa soluzione metterebbe al riparo dai rischi e permetterebbe dunque a Poste, alla Cdp e alle altre istituzioni finanziarie che hanno avuto crediti sequestrati, di riattivare le piattaforme di cessione.

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