Superbonus 90%, come cambierà l'agevolazione fiscale. Giorgetti: «Sarà rivisto in modo selettivo»

Il ministro: «Non ho mai fatto né mai farò telefonate presso istituti privati o simili per fare cose contro gli interessi aziendali»

Superbonus verso riduzione al 90%: ecco come cambierà. Giorgetti: «Sarà rivisto in modo selettivo»
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Mercoledì 9 Novembre 2022, 18:25 - Ultimo aggiornamento: 20:53

Iniquo, costoso, pesante per i conti pubblici al punto di compromettere altre possibili misure. Il Superbonus al 110% è stato sicuramente utile come traino di crescita nel momento di emergenza assoluta della pandemia, ma ora ha fatto il suo tempo. Almeno così com'è. Per questo il governo sta pensando a possibili vie d'uscita, non ad una eliminazione, ma ad una «razionalizzazione» dell'agevolazione, con una riduzione dell'aliquota al 90% e con una probabile distinzione per reddito dei beneficiari. Senza escludere anche un possibile reindirizzamento dello sconto sull'edilizia pubblica rispetto a quella privata che ne ha goduto finora.

A fare il punto sulla misura introdotta dal Conte-bis con il decreto Rilancio di maggio 2020, e da allora costantemente rivista e corretta, è stato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha cercato di mettere ordine anche nelle notizie e indiscrezioni apparse con una certa frequenza in queste settimane di "anteprima" della manovra 2023.

Superbonus, ecco come cambierà

Il primo problema è quello del blocco della cessione dei crediti, mai veramente risolto. Cittadini e ditte del settore se ne sono accorti da tempo, non solo dopo l'annuncio di Poste italiane, vedendo i propri cassetti fiscali non svuotarsi mai. Cercare un'impresa (bancaria e non) in grado di acquistare i crediti è diventato un ginepraio, da cui si esce, lamentano i costruttori, solo accettando aliquote molto inferiori al 100%, quindi decisamente più basse rispetto al 110% di detrazione pagato dallo Stato. Altre vie di fuga al momento non ce ne sono, se non sperare in una soluzione normativa su cui Giorgetti ha assicurato l'impegno dell'esecutivo, riconoscendo però le oggettive difficoltà. Per "liberare" capacità fiscale si potrebbero allungare i tempi di smaltimento del credito, da 5 a 7 anni, o si potrebbero applicare nuovi coefficienti di compensazione.

Sicuramente però il Mef non intende fare alcuna pressione diretta, né per frenare né per sbloccare il meccanismo. «Non ho mai fatto né mai farò telefonate presso istituti privati o simili per fare cose contro gli interessi aziendali», ha scandito Giorgetti. D'altra parte, ha aggiunto, «non possiamo obbligare per legge le istituzioni finanziarie private o che agiscono come tali».

In generale, spalleggiato anche da Matteo Salvini, il ministro punta comunque ad una revisione profonda dello strumento. «Il governo non ritiene equo destinare una così ingente massa di risorse ad una limitatissima fetta dei cittadini», ha spiegato, e per questo interverrà in modo «selettivo», pur assicurando un'adeguata fase transtitoria a favore sia delle famiglie che delle imprese. Proprio per assorbire la maxi-offerta di lavori edilizi che ha riempito il mercato, l'idea potrebbe essere quella di sfruttare il Repower Eu per un nuovo 110% sugli edifici pubblici. «Dobbiamo dirottare l'offerta che c'è nell'edilizia per mettere in condizioni di risparmio energetico tutta una serie di edifici pubblici», dagli ospedali, alle sedi dei Comuni, dalle scuole alle palestre, ha spiegato Giorgetti.

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