Superbonus 110% villette, salta il tetto del reddito. C’è lo sconto in fattura

La legge di Bilancio verso il Parlamento: si cambia su detrazioni edilizie e previdenza

Superbonus 110% villette, salta il tetto del reddito. C’è lo sconto in fattura
di Luca Cifoni
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Domenica 7 Novembre 2021, 22:28 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 22:37

Ripristino della possibilità di fruire di tutte le agevolazioni per ristrutturazioni edilizie (e non solo il superbonus) con la formula dello sconto in fattura. E via libera al 110 per cento nelle villette senza soglia Isee a 25 mila euro, ma con l’obbligo di presentare in tempi rapidi la certificazione di inizio lavoro asseverata. Insieme alla proroga della cosiddetta “Opzione donna” per il pensionamento anticipato delle lavoratrici con i vecchi requisiti di età sono queste le novità principali del testo definitivo della legge di Bilancio, atteso finalmente in Parlamento entro questa settimana. Il provvedimento per la verità è ancora oggetto di mediazioni sia politiche che tecniche e non ha ancora trovato la sua forma definitiva, anche se ormai il tempo stringe. Sulla carta il testo dovrebbe essere inviato alle Camere (quest’anno tocca per primo al Senato) entro il 20 ottobre; qualche giorno di tolleranza è considerato normale ma il governo Draghi si sta ormai avvicinando al record negativo dello scorso anno quando la manovra (nel bel mezzo di una nuova e violenta ondata di Covid) arrivò alla Camera solo il 18 novembre, di fatto tagliando fuori dall’esame un ramo del Parlamento.

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Gli emendamenti

Ecco quindi che un po’ paradossalmente alcune modifiche rispetto al testo approvato dal Consiglio dei ministri (mai formalizzato se non nel comunicato) potrebbero essere attuate prima ancora dell’avvio formale della sessione di bilancio, invece che come emendamenti.

I principali fronti aperti sono due, quello relativo ai bonus edilizi e quello previdenziale. Per quanto riguarda il primo, l’esecutivo aveva ristretto al solo superbonus 110 per cento (la più vantaggiosa tra le agevolazioni) la possibilità di fruire dello sconto in fattura e della cessione del credito: due meccanismi che permettono al contribuente (nel primo caso attraverso la ditta che fa i lavori, nel secondo attraverso le banche o altri soggetti finanziari) di sfruttare immediatamente l’intero vantaggio fiscale per abbattere la spesa, senza attendere le dichiarazioni dei redditi degli anni successivi. Una possibilità attraente soprattutto per i redditi più bassi, che hanno minore capacità finanziaria e rischiano a volte di non avere nemmeno la “capienza” fiscale per sfruttare le detrazioni. Dunque queste opzioni ora torneranno anche per le ristrutturazioni edilizie, quelle per l’efficientamento energetico e le altre, prorogate per un periodo di tre anni.

Per quanto riguarda le case unifamiliari la prima versione del provvedimento prevedeva che potessero fruire del superbonus solo nel caso in cui i proprietari avessero un Isee (indicatore di situazione economica equivalente, che tiene conto sia di reddito che di patrimonio) non superiore a 25 mila euro. Questo criterio era stato molto criticato sia perché complicato da applicare, sia perché taglierebbe fuori molti beneficiari non particolarmente benestanti. Il forte pressing per una revisione del meccanismo potrebbe portare a cancellare il requisito dell’Isee, per richiedere invece una tempistica più serrata, con presentazione della comunicazione di inizio lavori asseverata (Cilas) entro una scadenza determinata (si parla del mese di marzo). In questo modo verrebbero comunque filtrate le richieste: la motivazione che aveva spinto a porre limitazione è il costo della misura, che in questo modo potrebbe essere tenuto sotto controllo.

L’assegno

Anche in materia di previdenza c’è un problema di coperture finanziarie, ma l’esecutivo avrebbe ormai accettato l’idea di prorogare l’Opzione donna (uscita anticipata con 35 anni di contributo in cambio di un assegno penalizzato dal calcolo contributivo) con i requisiti di età originari, 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome, invece di portarli a 60-61. E sempre a proposito di risorse, è sempre più pressante l’allarme delle Regioni per i costi sostenuti per gli interventi contro il Covid: secondo il presidente dell’Abruzzo Marsilio servirebbero fino a 4 miliardi in più per permettere agli enti territoriali di chiudere i bilanci. Un’altra grana da risolvere. Niente da fare invece per il cashback: nonostante le pressioni del M5S è difficile che il meccanismo di incentivo all’uso del contante possa essere ripristinato.

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