Superbonus 110, salta la detrazione in dieci anni per i redditi bassi. Ecco tutte le novità

Superbonus, salta la detrazione in 10 anni per i redditi bassi. Ecco tutte le novità
di Jacopo Orsini
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Domenica 26 Marzo 2023, 18:39 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 00:04

Superbonus, tramonta l'ipotesi di poter estendere a 10 anni il periodo per consentire ai privati di recuperare in detrazione le spese del superbonus. Il pacchetto di emendamenti riformulati al decreto all'esame del parlamento non conterrà infatti questa ipotesi, che era allo studio con l'obiettivo di sostenere chi ha redditi più bassi. Questa possibilità sarà invece garantita a banche e imprese che hanno acquistato crediti: un emendamento riformulato riapre infatti la possibilità di fruire dei crediti non ancora utilizzati in 10 rate annuali.

Superbonus 110, detrazione 10 anni a banche e imprese: salta la misura a favore dei redditi bassi

L'emendamento

L'emendamento relativo a banche e imprese parte da una misura introdotta dal decreto Aiuti quater che consentiva la fruizione in 10 anni (anziché in 4) dei crediti d'imposta derivanti dalle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura non ancora utilizzati.

L'Aiuti quater limitava questa possibilità ai crediti comunicati all'Agenzia delle entrate entro il 31 ottobre 2022: ora l'emendamento estende questo termine fino al 31 marzo 2023. Viene inoltre esteso l'ambito dei lavori cui i crediti sono legati: non più solo quelli del superbonus 110%, ma anche quelli per il superamento e l'eliminazione di barriere architettoniche, misure antisismiche e ristrutturazioni edilizie.

Il ruolo delle banche

La soluzione al nodo dei crediti incagliati del superbonus intanto si avvicina. Ma per arrivarci serve l'aiuto delle banche. Il governo punta tutto sulla loro costruttiva collaborazione, proseguendo la moral suasion per far ripartire l'acquisizione di crediti incagliati. Un percorso che passa però anche attraverso gli strumenti allo studio nell'ambito del decreto superbonus: le ipotesi più percorribili al momento restano l'F24 e i Btp, ma il lavoro prosegue senza sosta. Il tempo, infatti, stringe: lunedì scatta il rush finale in commissione alla Camera, poi il testo è atteso mercoledì in Aula. Dal governo filtra un cauto ottimismo.

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I crediti incagliati

Il faro è puntato sulle banche, ma anche sulle assicurazioni. Il Tesoro ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver ricevuto risposte positive da parte dei maggiori istituti finanziari sulla possibilità di far ripartire già nei prossimi giorni le acquisizioni dei crediti. Tra gli istituti c'è però ancora una certa cautela, in attesa di capire anche come si sbloccherà la partita in Parlamento. Nel gruppo dei disponibili figurerebbe Unicredit. Banco Bpm ha impegni all'acquisto di crediti fiscali sottoscritti (2,5 miliardi su un plafond già impegnato di 4 miliardi) che al momento permettono una cauta apertura a nuove operazioni. Fuori dal circuito bancario, anche Poste potrebbe essere disponibile. Con oltre 16 miliardi già acquistati e una quota pari al 50% del mercato degli acquisti dei crediti, pensa invece di aver fatto la propria parte Intesa San Paolo, che è la banca che ha acquistato più crediti in assoluto ed è l'unica banca finora ad aver utilizzato il meccanismo delle ricessioni, avendo avviato contratti di ricessione per oltre 6 miliardi: complessivamente, dal 2020 Intesa ha acquisito crediti fiscali per circa 16 miliardi che corrispondono a circa 200.000 pratiche evase, per oltre 70.000 clienti, associati a oltre 160.000 immobili riqualificati sul territorio nazionale.

Gli F24

Nell'attesa l'attenzione si sposta sulla Camera, dove lunedì riprendono i lavori della commissione Finanze, chiamata a votare gli ultimi emendamenti. Sul nodo dei crediti incagliati le due principali ipotesi di lavoro sono l'eventuale ricorso agli F24, sui quali è in corso un approfondimento su meccanismi e ricadute e la possibilità per le banche che a fine anno non sono riuscite a esaurire i crediti di convertirli in Btp a 10 anni. 

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