Stipendi in picchiata negli ultimi 13 anni: il 76% degli italiani non supera i 30mila euro lordi. Il report Istat

Il report Istat fotografa un paese in cui chi lavora guadagna sempre meno. Dal 2007 al 2020 il salario netto medio dei lavoratori è sceso del 10%

Stipendi in picchiata negli ultimi 13 anni: il 76% degli italiani non supera i 30mila euro lordi. Il report Istat
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Martedì 20 Dicembre 2022, 12:17 - Ultimo aggiornamento: 12:27

Meno di 30mila euro all'anno lordi. È questo il valore del 76% dei redditi individuali dichiarati in Italia nel 2020. Lo conferma il report Istat con l'indagine «Reddito e condizioni di vita» 2021 (riferita ai redditi 2020-2021) che fotografa un paese in cui chi lavora guadagna sempre meno: negli ultimi 13 anni tra il 2007 e il 2020  la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%.  

Dall'indagine emerge anche che la metà dei redditi si colloca tra i 10mila e i 30mila euro annui, mentre oltre un quarto è sotto i 10.001 euro e soltanto il 3,7% supera i 70.000 euro.  

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Aumentano i redditi sotto i 10mila euro  

La distribuzione dei redditi lordi individuali, si legge nel rapporto, «mostra nel 2020 un aumento consistente rispetto al 2019 della quota dei redditi della classe inferiore (meno di 10.000 euro) in particolare per i redditi da lavoro autonomo (41,7% nel 2020 rispetto al 35.5% nel 2019) e da lavoro dipendente (25% rispetto al 21,3% del 2019)».

Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, «è pari a 24.885 euro annui, con una riduzione del 5,9% rispetto al 2019. Il reddito netto a disposizione del lavoratore autonomo raggiunge il 68,5% del totale (17.046 euro): le imposte rappresentano il 14,1% del reddito lordo e i contributi sociali il 17,4%».  

 

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Dal 2007 al 2020 la retribuzione netta è scesa del 10% 

Confrontando le variazioni a prezzi costanti nelle componenti del costo del lavoro tra il 2007 (anno che precede la crisi economica) e il 2020 risulta che «i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l'introduzione di misure di decontribuzioni mentre i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%, la retribuzione netta a disposizione dei lavoratori si è ridotta del 10%». È quanto emerge dall'indagine «Reddito e condizioni di vita» 2021,con riferimento, per quel che riguarda il reddito,agli anni 2019 e 2020 dell' Istat.

Nel 2020, rileva l'Istat, con i redditi netti da lavoro dipendente in calo del 5%, il valore medio del costo del lavoro, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 31.797 euro, il 4,3% in meno dell'anno precedente.

La retribuzione netta a disposizione del lavoratore è pari a 17.335 euro e costituisce poco più della metà del totale del costo del lavoro (54,5%). Il cuneo fiscale e contributivo è in media pari a 14.600 euro e vale il 45,5% del costo del lavoro. I contributi sociali dei datori di lavoro costituiscono la componente più elevata (24,9%), il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali.  

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