Stellantis, Ficco (Uilm): stop ai tagli a Melfi, l'azienda coinvolga i lavoratori nella fusione

Gianluca Ficco (Uilm)
di Diodato Pirone
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Sabato 17 Aprile 2021, 14:00

Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile per gli stabilimenti Stellantis in Italia, ha partecipato al primo incontro sindacale con il nuovo management europeo, anzi franco-italiano, dell'azienda. Un vertice convocato dopo alcune settimane durante le quali in Italia si sono diffusi forti timori su tagli alla produzione e all'occupazione fra i 50.000 dipendenti diretti dell'azienda e fra i 200.000 dell'indotto. La delegazione aziendale era guidata da Davide Mele, una lunga esperienza in Fiat e Fca, vice di Maxime Picat, l'ingegnere francese che da gennaio guida Stellantis Enlarged Europe, un gigante che si articola in Europa su una cinquantina di stabilimenti di assemblaggio e di produzione di componenti meccaniche, una dozzina dei quali in Italia. 

Prima domanda inevitabile: che giudizio date del primo confronto con la nuova gestione?

"E' stato un confronto vero e non formale. Non era scontato e quindi il giudizio è positivo ma cauto. L'incontro è servito per portare la voce dei lavoratori italiani nel delicato processo di integrazione fra Fca e Psa. L'azienda stava andando avanti per conto suo senza sentire i lavoratori ed è importante per il futuro della stessa Stellantis che l'azienda sia disponibile a creare un metodo di confronto sia a livello nazionale che negli stabilimenti. Vengo ora da una assemblea in una fabbrica e sono molto colpito dall'attenzione e dalla partecipazione dei lavoratori".

Cosa vuol dire "non formale"?

"Siamo entrati nel merito dei problemi e l'azienda non si è sottratta alle questioni sul tappeto anche se non era pronta a entrare nel dettaglio".

L'incontro è nato dopo la diffusione di voci sulla eliminazione di una delle due linee produttive di Melfi.

"Ne siamo preoccupatissimi ma abbiamo ricevuto parziali rassicurazioni. L'azienda ha sottolineato di non voler ridurre la capacità produttiva di Melfi che è di circa 400.000 autovetture l'anno e che non agirà in maniera unilaterale. Però si tratta di impegni ancora generici. Quindi resteremo vigili".

Su cosa?

"Sul tavolo ci sono tre ordini di problemi. Primo: a Melfi devono restare due linee produttive. Secondo: dobbiamo scongiurare non solo esuberi in Stellantis ma anche ricadute inaccettabili nell'indotto più prossimo. Terzo: la riduzione dei costi non deve danneggiare la salute e la sicurezza dei lavoratori".

Nelle fabbriche ex-Fca si teme l'abbandono del metodo di lavoro rappresentato dal World Class Manifacturing (Wcm) che tende a coinvolgere i lavoratori.

"Il tema è stato affrontato in termini ancora generali.

Le fabbriche ex-Fca hanno da imparare da Psa sul piano del pragmatismo e della capacità di semplificare i processi di lavoro ma noi siamo convinti che anche Fca debba insegnare qualcosa a Stellantis. Che cosa? La qualità dei prodotti e dei processi e la qualità del lavoro trasferito nelle vetture di lusso. Questa straordinaria capacità italiana deve essere affinata e tradotta in un punto di forza di un colosso come Stellantis. Non nascondiamo che c'è un tema di ringiovanimento degli addetti alle linee produttive ma questo punto va affrontato senza azioni di forza".

Fra i lavoratori ma anche sulla stampa c'è apprensione per la fusione e si parla di predominio dei francesi...

"La fusione ha creato facili entuasmi e altrettanto facili timori. In questa storia se c'è un elemento "pericoloso" per noi italiani è che non sappiamo fare sistema e quindi abbiamo più difficoltà dei francesi a far valere i nostri interessi".

Lo Stato italiano dovrebbe acquisire una quota di Stellantis al pari di quello francese?

"Non perdiamo tempo. Un'operazione del genere dovrebbe essere concordata con Stellantis e quindi non è all'ordine del giorno. Il punto è che lo Stato italiano, al pari di altri, dovrebbe avere una sua politica industriale a difesa dei propri interessi. Ogni nazione si regola in modo diverso: francesi e tedeschi spesso vedono con favore partecipazioni pubbliche. Gli americani no, ma non sono secondi a nessuno nelle sinergie fra privato e pubblico. Quali strumenti può mettere in campo lo Stato italiano? Il Recovery Fund sarà essenziale per incentivare l'innovazione nell'intero comparto automotive italiano che ha un peso rilevante in Europa, non solo per il segmento italiano di Stellantis".

Ieri Carlos Tavares, l'amministratore delegato di Stellantis, ha detto che vuole aprire un'altra fabbrica di batterie in Europa dopo quelle già programmate in Francia e in Germania. Che chance ha l'Italia?

"E' una occasione imperdibile. E ieri l'azienda ha fatto qualche accenno a Torino come polo italiano dell'elettrificazione".

Tavares in passato sia in Francia che nelle ex fabbriche Opel ha trattato condizioni più favorevoli all'azienda prima di assegnare nuovi investimenti. Il sindacato italiano farà concessioni?

"Nella sua prima visita a Torino Tavares ha riconosciuto che il problema dei costi non è dovuto ai salari. Il sindacato italiano si è sempre confrontato con le esigenze di produzione ma siamo nati proprio per evitare aste al ribasso fra i lavoratori".

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