Il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici si avvicina. Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, ha già da tempo anche fissato una data: tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre. Il tempo di capire se la scuola, che occupa una fetta consistente dei dipendenti pubblici, avrà un inizio ordinato grazie all'obbligo di green pass. Ma che i travet debbano rientrare nei loro uffici sembra ormai una strada segnata, anche se da alcuni settori della maggioranza ci sono ancora delle resistenze. Le soluzioni tecniche per riportare in presenza gli statali sono allo studio. La via non sembra complicata. Brunetta ha già cancellato la norma voluta dal precedente governo, quando al ministero c'era la grillina Fabiana Dadone, che obbligava i dirigenti pubblici a far lavorare da remoto almeno il 50 per cento dei propri dipendenti. Eppure eliminare questo tetto non è bastato. Non c'è stato, almeno per ora, nessun rientro di massa negli uffici.
Statali e smart working, cosa succede in autunno
La ripresa dell'attività autunnale, e la necessità di far funzionare a pieni giri la macchina statale in vista dell'attuazione del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, avrebbero fato rompere gli indugi al governo.
Per adesso i lavoratori pubblici possono rimanere in smart working perché in base al decreto Cura Italia, il provvedimento adottato a marzo del 2020 allo scoppio della pandemia, prevede che fino al termine dell'emergenza sanitaria, oggi prorogato fino a fine anno, il lavoro agile viene considerata una delle «modalità ordinarie» di svolgimento della prestazione lavorativa.
Statali, smart working verso lo stop: le nuove regole per i dipendenti pubblici
Un modo per dire che si può scegliere abbastanza liberamente se lavorare da casa o in ufficio.
E per la sanità, altri 650 mila lavoratori, c'è l'obbligo vaccinale. Anche per militari e forze di polizia la copertura sarebbe pressoché totale. Rimarrebbero insomma, fuori sempre e solo i travet. Ma non va dimenticato che l'età media nella Pubblica amministrazione è molto alta, oltre 50 anni. Dunque anche in questo caso si starebbe parlando di piccole platee. C'è anche un altro aspetto che va considerato. Lo smart working nella Pubblica amministrazione, come nel privato, ha funzionato fino ad oggi in maniera emergenziale e con poche regole. Per gli statali, invece, le regole arriveranno presto.
Statali, Brunetta: meno smart working, sempre più lavoro in presenza
LE REGOLE
Saranno inserite all'interno del nuovo contratto che l'Aran sta negoziando con i sindacati (sulle funzioni centrali l'incontro è previsto per oggi). Nelle bozze di contratto sono previsti diversi paletti per i lavoratori ma anche per i dirigenti che dovranno concedere lo smart working. Innanzitutto viene chiarito che il lavoro da remoto, oltre che a favorire il benessere del lavoratore e a conciliare i suoi tempi, deve anche essere coerente con il miglioramento dei servizi pubblici. Poi viene rimandato alle amministrazioni l'individuazione delle attività che si potranno svolgere da remoto e quali invece no. Non solo. Il lavoratore dovrà anche concordare con l'amministrazione i luoghi dai quali potrà svolgere la sua prestazione. E se uno di questi luoghi non avrà una connessione adeguata, il lavoratore potrà essere richiamato immediatamente in ufficio.