Statali, promozioni ai dirigenti dipenderanno dai risultati. Zangrillo: «Premiamo il merito»​

Il ministro della Pa: «Percorsi di carriera per chi lavora bene per accelerare sul Pnrr»

Statali, Zangrillo: «Promozioni ai dirigenti dipenderanno dal merito e dai risultati»
di Francesco Malfetano
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Sabato 7 Gennaio 2023, 00:31 - Ultimo aggiornamento: 13:18

Ministro Paolo Zangrillo, il governo è al lavoro su un decreto per sburocratizzare l’avvio dei cantieri per il Pnrr. È la priorità per questo inizio del 2023 anche per lei che guida la Pubblica amministrazione?
 

«Il Pnrr è un’opportunità irripetibile, un treno che passa una sola volta e sul quale dobbiamo salire se vogliamo modernizzare il Paese. Questo significa mantenere gli impegni presi in tempi di gran lunga inferiori rispetto a quelli a cui siamo abituati. In Italia per realizzare un’opera del valore superiore ai cento milioni ci vogliono in media 15-16 anni, mentre il Piano prevede che entro il 2026 vengano centrati tutti gli obiettivi. È proprio il nostro focus: una amministrazione statale veloce, efficiente e più agile per realizzare non solo gli obiettivi del Pnrr ma di tutti i piani strategici su cui poggia lo sviluppo del Paese. Assumeremo tutte le decisioni necessarie per accorciare i tempi di realizzazione delle opere».

Come avete in mente di intervenire per la pa? Condivide l’idea del “machete” del suo collega ministro Guido Crosetto?

«La Pubblica amministrazione è un motore essenziale del Paese e dobbiamo metterla nelle condizioni di svolgere i propri compiti al meglio. Questo significa in primo luogo semplificare e digitalizzare le procedure - sono 600 quelle su cui il Pnrr ci chiede di intervenire entro il 2026, le prime cento già quest’anno - ma anche disporre di personale competente e in grado di portare avanti le proprie responsabilità. Questo si traduce nella necessità di lavorare per obiettivi e premiare il raggiungimento dei risultati. Una organizzazione che funziona, che vuole essere attrattiva verso i talenti, non può rinunciare a riconoscere e a premiare il merito».

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Entro gennaio è atteso anche un provvedimento per la modifica o l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. La cosiddetta “paura della firma” è un freno per il Paese?

«Le statistiche degli ultimi anni ci dicono che, a fronte di migliaia di procedimenti giudiziari, sono pochi quelli in cui il dolo è stato dimostrato. Questo vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Voglio essere chiaro: non penso che ci siano funzionari o dirigenti che dolosamente bloccano le opere, o che ostacolano gli appalti; dobbiamo però evitare che i dipendenti pubblici non svolgano il proprio ruolo per il timore di incappare in lunghi e faticosi procedimenti giudiziari che spesso rovinano loro la vita. Bisogna quindi far crescere la consapevolezza che le responsabilità vanno assolte, riformando al tempo stesso l’abuso di ufficio, affinché non sia un deterrente per lo sviluppo e la modernizzazione del Paese. La formazione, la valorizzazione del personale, i percorsi professionalizzanti sono le leve su cui dobbiamo insistere per una classe dirigente all’altezza nella guida la Pa».

Parlando di dirigenti, proprio per la gestione del Pnrr si sta ragionando su un meccanismo di premialità che incentivi chi è capace di portare a termine i progetti nei tempi prestabiliti e, nel caso, depotenzi chi è in ritardo. Come sarà declinato?

«Non solo premi una tantum ma soprattutto percorsi qualificanti che sappiano misurare le performance e premiare i risultati. Credo fortemente che per raggiungere gli obiettivi attesi alla classe dirigente spetti non solo la responsabilità di garantire un sistema di competenze adeguato, ma soprattutto la capacità di gestire risorse finanziarie e capitale umano promuovendone lo sviluppo continuo».

Secondo qualche ministro la chiave per portare avanti il Piano “nonostante” la burocrazia può essere un uso più massiccio dei poteri sostitutivi. Lei che ne pensa?

«I poteri sostitutivi sono pensati a garanzia del cittadino affinché in caso di inerzia della pubblica amministrazione non sia l’utenza a pagarne le spesa. Ma questa non può essere la logica su cui basare il nostro lavoro. Il mio obiettivo è fare in modo che la macchina amministrativa funzioni, liberando la Pa da inutili vincoli burocratici».

Lei la prossima settimana avvierà una sorta di tour per incontrare gli amministratori locali di tutta la Penisola. Cos’ha in mente?

«L’obiettivo di “Facciamo semplice l’Italia” è quello di dare la parola ai territori per costruire un Paese al servizio di cittadini e imprese, più semplice e più competitivo. Partiamo lunedì da Perugia per poi toccare L’Aquila, Napoli, Trieste e, nel corso dell’anno, piccoli e grandi centri di tutte le regioni. Voglio ascoltare la voce di chi vive la pubblica amministrazione tutti i giorni nella dimensione locale, per capire quello che non funziona e ciò che può essere migliorato».

Mancano pochi giorni alla scadenza dei termini dello spoils system e non mancano le polemiche. Lo Stato ha bisogno di rinnovare la sua classe dirigente?

«Ogni posizione chiave dello Stato deve essere guidata dalle migliori professionalità, questo è l’obiettivo primario.

In qualunque organizzazione il ricambio periodico dei vertici è salutare e quindi auspicabile, non ne farei un caso. L’importante è mettere a disposizione del Paese le tante eccellenze di cui disponiamo».

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