I giudici non hanno ancora reso nota la loro decisione. In attesa di conoscerla ci sono 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Ma a quello che stabilirà la Corte Costituzionale, guardano con apprensione anche il Tesoro e l'Inps. Se la Consulta dovesse giudicare "illegittimo" il differimento del pagamento della liquidazione dei dipendenti pubblici, che oggi ottengono loro trattamento di fine servizio fino a cinque anni dopo il pensionamento, l'Istituto di previdenza dovrebbe far fronte già quest'anno ad un esborso straordinario di 13,9 miliardi di euro.
Una cifra monstre, che è stata quantificata dallo stesso Inps e riportata dagli avvocati dell'Istituto durante la seduta pubblica in Corte Costituzionale dove la questione del Trattamento di fine servizio dei dipendenti statali è stata affrontata martedì scorso.
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GLI ARGOMENTI
Un'argomentazione fragile, in realtà, in periodi di alta inflazione come quelli attuali considerando che non viene riconosciuta ai dipendenti pubblici nessuna rivalutazione per il ritardato pagamento della liquidazione. Così come può apparire debole sostenere che la tenuta dei conti dell'Inps debba essere a carico di una sola categoria di dipendenti, quelli pubblici, mentre a beneficiare delle costose forme di flessibilità e dei tagli vari dei contributi previdenziali, sono stati ancora una volta tutti i lavoratori. L'Inps e l'avvocatura di Stato hanno indicato una sorta di via d'uscita: distinguere il Tfs dal Tfr e pagare subito solo quest'ultimo. Èriconosciuto agli statali assunti dal 2001 in poi. I primi andranno in pensione tra una ventina d'anni. Il problema sarebbe rimandato. E anche l'esborso monstre.
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