Statali, intesa sulla sicurezza: ritorno in ufficio fra visiere e orari flessibili

Statali, intesa sulla sicurezza: ritorno in ufficio fra visiere e orari flessibili
di Francesco Bisozzi
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Sabato 25 Luglio 2020, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 08:15

Per un milione di statali si avvicina il momento di tornare in ufficio. Ad accoglierli ci saranno barriere separatorie, mascherine, visiere e termoscanner. Oggi lavorano da remoto circa sette dipendenti pubblici su dieci, ovvero due milioni di statali, ma dal prossimo mese solo il 50% di quelli che svolgono attività smartabili saranno autorizzati a rimanere a casa.
Ieri il ministero della Pa e i sindacati hanno siglato l'atteso protocollo sulla sicurezza per i lavoratori della Pubblica amministrazione con le linee guida anti-Covid che, come anticipato dal Messaggero, prevedono un metro di distanziamento nei locali, l'uso su larga scala dei dispositivi di protezione, precise direttive riguardo alla sanificazione degli ambienti lavorativi, nuovi orari di apertura degli uffici per evitare assembramenti e la rilevazione delle temperatura corporea all'entrata di dipendenti e semplici cittadini. Ma non solo. Si accederà a scaglioni a mense e spazi fumatori. E la maggior parte delle riunioni si svolgerà telematicamente.

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IL PUNTO
Raggiungere un'intesa non è stato semplice. Così la ministra della Funzione pubblica Fabiana Dadone: «Verranno adottate misure di controllo per garantire il distanziamento interpersonale durante le attività. Il protocollo contempla poi la necessità di prestare particolare attenzione alla gestione dei casi di sospetta sintomatologia da Covid-19. Il documento, vidimato dal Comitato tecnico scientifico del ministero della Salute, detta alle amministrazioni le azioni da intraprendere per tutelare il personale, gli utenti e tutte le altre figure che interagiscono con i pubblici uffici, contemperando le imprescindibili esigenze sanitarie con la necessità di una sempre più intensa ripresa dell'erogazione in presenza dei servizi che non possono essere resi da remoto, proprio come previsto dal decreto Rilancio». Il protocollo, che Cisl, Cgil e Uil e le categorie del pubblico impiego hanno sottoscritto con il ministero, anticipa di un mese e mezzo la scadenza, programmata per il 15 settembre, entro la quale verrà meno il principio che distingue le attività cosiddette indifferibili dalle altre.

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Nel frattempo circa il 20% dei dipendenti pubblici che lavoravano in modalità agile durante il lockdown è tornato in ufficio. «Le pubbliche amministrazioni dovranno garantire, come condizione per l'espletamento delle prestazioni lavorative, la dotazione di appropriati dispositivi di protezione individuale», recita il protocollo.
Tradotto, per i lavoratori che svolgono attività a contatto con il pubblico, o che prestano servizi esterni, potrà essere previsto l'impiego di visiere in aggiunta ai dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie. Ma per la protezione degli statali verranno utilizzate pure barriere separatorie, specifica l'accordo. «All'ingresso dei luoghi di lavoro sarà rilevata la temperatura corporea del personale interno e dell'utenza esterna e nel caso in cui risulterà superiore a 37.5 gradi non sarà consentito l'accesso», continua il documento.

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Inoltre «l'orario dei servizi erogati al pubblico e quello di lavoro saranno organizzati in maniera più flessibile». Raccomandato il ricorso a operazioni routinarie di sanificazione negli ambienti e sugli impianti di condizionamento dell'aria. Negli uffici non mancheranno poi i dispenser per i gel disinfettanti. Mentre il flusso in entrata dei fornitori esterni verrà regolato con modalità, percorsi e tempistiche ben definite. Infine verranno incentivate le modalità di interlocuzione programmata, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza con l'utenza». Per la formazione del personale ci si affiderà soprattutto alle soluzioni di e-learning.
Nel momento di massima emergenza lo smart working ha toccato punte del 90% in alcune amministrazioni, dall'Inps all'Agenzia delle Entrate, ai ministeri. I cosiddetti lavori smartabili in seno alla Pubblica amministrazione sono quelli delle funzioni centrali, che inglobano 230 mila lavoratori pubblici, e degli enti locali, altri 600 mila dipendenti, per un totale di circa 800 mila statali sui tre milioni totali. Il comparto scuola, dove ci sono più di un milione di dipendenti pubblici, terminata la didattica a distanza è difficilmente smartabile. Stesso discorso per la sanità e per le forze dell'ordine.
 

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